«Un mese e mezzo prima dell’inaugurazione, il cantiere dell’Expo era messo ben peggio», il paragone è calzante e perfetto. Oscar Farinetti ci attende subito oltre le barriere di ingresso, le stesse dei caselli autostradali, del suo più imponente progetto: FICO, la Fabbrica Italiana Contadina a Bologna, via Paolo Canali 8, pochi metri e sconfini nel territorio di Castenaso o di Granarolo dell’Emilia.

Ceroni, Farinetti, Marchi
L’8 novembre la grande vernice per la stampa, 500 media dai quattro angoli del pianeta, l’indomani i bei nomi italiani: arte, musica, letteratura...
Mister Eataly sogna
Bocelli che canta sotto il cielo del Paese più sognato del resto del mondo e più denigrato da chi vi è nato e vive, denigrato a prescindere. Campioni olimpici di autolesionismo, per fortuna noi italiani sappiamo anche stupire in positivo. E questo fa impazzire gli stranieri.
Il 15 novembre, un giovedì, tutti dentro nel
Paese dei balocchi tricolori e golosi.
Fico, accanto all’università di Agraria, ha preso in pratica lo spazio del
Caab, il
Centro Agro Alimentare Bologna che si è fatto un po’ in là come nella canzone delle
Sorelle Bandiera. Progettato immenso una vita fa, è rimasto eternamente mezzo vuoto.
Farinetti quello spazio lo ha riempito. Lui cerca l’usato sicuro, a volte pochissimo come per la
stazione Ostiense a Roma «In funzione per 32 giorni durante i Mondiali calcistici del ‘90, poi serrato per vent’anni, scandaloso». Lui vi ha creato
Eataly Ostiense.
Se l’Expo milanese si sviluppava lungo due assi a croce, decumano e cardo, camminati da milioni di persone, qui a
Fico la pianta ricorda una pistola, l’asse lungo la canna, il lato corto è l’impugnatura, il centro congressi il grilletto e l’area dolci e palestra il cane. «Dove si consumeranno più calorie ho messo attrezzi ginnici, un campo di beach-volley, sabbia per celebrare la riviera romagnola». I due larghi e lunghi viali coperti si intersecano quasi alle loro estremità, come una gru, solo che sono stesi per terra e non a decine di metri dal suolo.
L’ingresso è in fondo a sinistra, davanti al parcheggio 1. Le prime due ore saranno gratis. A differenza dei parchi della
Disney, si paga solo quello che consumi o acquisti. Entrata libera eccetto per le sei giostre didattiche, due euro. A posteggio saturo, le vetture verranno indirizzate verso il secondo parcheggio, oltre la testata del lato corto, quello che termina con le casse, già posizionate ma ancora incellofanate, a occhio una dozzina. Ho chiesto a
Farinetti se non fossero poche. La risposta? Una sola, fulminante parola: «Speriamo».
Viene messo in pratica un atto di fede cristiana: chi posteggia di fronte all’entrata, uscirà ben lontano. Chi invece si piazzerà nel secondo piazzale, si troverà subito lì: «I primi saranno gli ultimi e gli ultimi a primi», parole che
Mister Eataly ha fatto sue. E subito indica un punto indefinito: «
Trenitalia ci farà avere una copia del Frecciarossa su ruote che girerà all’esterno dell’intero complesso e ci saranno nove pullman che dal centro di Bologna porteranno le persone fin qui. Vedrete che carrelli per la spesa: anche una sorta di moto Ape elettrica con i cesti per appoggiare gli acquisti. Qui si possono coprire chilometri, non tutti sono allenati come maratoneti».
Lo spazio per questo articolo è tiranno. Mille e mille spunti e cose da raccontare. Una non può mancare, un messaggio per il futuro: «I francesi, a differenza degli americani, hanno fatto una stupidata colossale aprendo da loro
EuroDisney. Un parco giochi è perfetto per una nazione senza storia come gli Stati Uniti dove, andando indietro nel tempo, ti fermi a
Fort Alamo. Noi invece mettiamo in mostra il meglio che siamo in grado di produrre oggi, accanto a un passato di secoli e secoli di bellezza. Qui abbiamo allevamento e trasformazione, non solo produzione, vendita e consumo».
E
Farinetti indica il retro dove ci sono le stalle per bovini, suini e ovini ma anche galline e api, alveari ovviamente. «Per me,
Paolo, era normale da ragazzino vedere dai nonni, in Brianza o Valsugana, le galline razzolare e fare le uova. O i conigli. Oggi pochissimi possono dirlo. Lì sì e questo ha un valore inestimabile». C’è chi capirà che polli e galline non nascono nude.