13-02-2018
Cristiano Tomei. Sarà sul palco a Identità Milano 2018 alle 12 nella sezione Identità di Pasta, dalle 10,45 in sala Blu 1 con una sfilata di grandi relatori: via via Carlo Cracco, Cristoforo Trapani, Sarah Grueneberg, Salvatore Bianco, Yannick Alléno, Massimo Bottura, Alessandro Narducci e Antonello Colonna
Il punto di vista di chi scrive è: Cristiano Tomei è uno dei migliori chef del nostro Paese. Rappresenta una specie di modello (uno dei modelli) di quella che potrebbe – dovrebbe – essere la cucina creativa italiana del futuro: uno spettacolare connubio di territorio, tradizione e apertura al mondo, proposto in vesti anche semplici. Si diverte a richiamare il piatto della nonna, il legame con le sue radici toscane che sono insieme terragne – lavora a Lucca – e marinare – è nato a Viareggio, classe 1974; la sua cucina esalta insomma i prodotti dei dintorni, eppure sa accostarli con acume raro e tocco soave a esotismi mai gratuiti, sempre riletti con gli occhi di una contemporaneità tutta nostrana.
Tale estro si cela dietro un personaggio inconsueto e complesso; dai modi guasconi e fare un po’ goliardico. Oltretutto il suo L’Imbuto, all’interno del L.U.C.C.A - Lucca Center of Contemporary Art, ha poco del ristorante d’alta cucina, se si considera l’ambiente: sembra quasi un bistrot, per quanto raffinato. Ma è spesso pieno, in provincia, e senza scendere compromessi: persino il menu non esiste, si sceglie solo il numero di portate e ci si affida allo chef.
“Tradire per creare. Rompere le regole. Giocare con la tradizione. Abbinare l’impensabile. Tutte le leggi vanno a gambe all’aria”: le frasi riportate dal (non)menu de L’Imbuto esprimono, con eccessiva enfasi, concetti giusti. E presuppongono grande capacità tecnica: eppure lui è un cuoco autodidatta: diplomato all’Istituto Nautico, si è formato aiutando nei pranzi di famiglia a base di arselle della sabbia di Viareggio e asparagi selvatici delle colline tra Lucca e il mare, «viaggiando con gli amici surfisti ma lasciandoli poi tra le onde per andare esplorare i mercati, le bettole e i ristoranti gourmet dei Paesi Baschi, Cuba, Perù, Madagascar e India».
Ha aperto il suo primo ristorante a 27 anni direttamente in spiaggia per poi trasferirlo nel centro di Viareggio e infine a Lucca, dove ha guadagnato la stella Michelin nel 2014. Usa tutte le tecniche del mondo, ma solo materia prima locale: pesce del Tirreno; carni, latticini, frutta e verdura della Garfagnana; le erbe, le bacche, i germogli e i fiori selvatici che ogni giorno raccoglie in pineta e nei prati che frequenta da quando era bambino.
L’impressione è che non sia mai stato tanto completo come ora, maturo: in fondo ha ormai due bambini (a Sebastiano si è aggiunto Enea) e la moglie Laura Verpecinskaite a sorvegliarlo da vicino, lei guida la sala.
Tutto sull’edizione 2018 di Identità Golose, a Milano da sabato 3 a lunedì 5 marzo. Il tema della quattordicesima edizione sarà “Il fattore umano”
a cura di
classe 1974, milanese orgoglioso di esserlo, giornalista professionista dal 1999, ossia un millennio fa, si è a lungo occupato di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta su viaggi e buona tavola. Coordinatore della redazione di identitagolose.it e curatore della Guida di Identità Golose alle Pizzerie e Cocktail Bar d'autore. Instagram: carlopassera