19-06-2020

Beniamino Garofalo: il vino è un patrimonio culturale a cui è impossibile rinunciare

Intervista con il nuovo AD del Gruppo Santa Margherita: «Noi stiamo con i clienti, offrendo loro il nostro ricco mosaico enologico»

Beniamino Garofalo, 50 anni, milanese, è da qualc

Beniamino Garofalo, 50 anni, milanese, è da qualche settimana l'AD di Santa Margherita Gruppo Vinicolo, oggi una delle principali realtà italiane del mondo del vino con 690 ettari di vigneti

Beniamino Garofalo è il nuovo amministratore delegato del Gruppo Santa Margherita. Un colosso enologico del nostro Bel Paese con un fatturato che tocca quasi 190 milioni di euro e vanta una presenza all’estero, in primis negli Stati Uniti, del 70% circa. Distribuiti in 90 Paesi con aziende vinicole in sei regioni d’Italia, dall’Alto Adige alla Sicilia. Aziende profilate per un target luxury come Ca’ del Bosco, in Franciacorta, senza scordare chicche come Kettmeir, Cà Maiol, Mesa e Lamole di Lamole, per citare qualche esempio.

Fin dall’ inizio la visione della famiglia Marzotto, detentori di questo impero enologico, è stata lungimirante. Beniamino, grande manager del settore, con esperienze importanti alle spalle, si è insediato il 2 marzo in piena emergenza Covid-19. Gli abbiamo chiesto come ha vissuto questo cambiamento e cosa non potrà dimenticare di questo periodo.

Un collage delle cantine del Gruppo Santa Margherita

Un collage delle cantine del Gruppo Santa Margherita

«Io vivo con la mia famiglia a Milano. Il 6 marzo ero a Cà Maiol, in Lugana. Nel weekend che abbracciava il lockdown mi trovavo a Courmayeur, con la mia famiglia. In verità il clima montanaro non faceva minimamente immaginare la tragedia che stava per travolgerci. Rientrai a Milano. Mi accorsi subito che stava per accadere qualcosa di epocale. Per certi versi, iniziai il mio lavoro con aspetti paradossali. Mi trovai a gestire squadre di lavoro senza nemmeno conoscere le persone con cui mi confrontavo. L’emergenza faceva paura. I ragazzi delle cantine, gli enologi e agronomi, manifestavano chiari segni di paura per ciò che i media stavano diffondendo. Penso in particolare alla Franciacorta e alle nostre tenute in Veneto. Molte famiglie sono state coinvolte da questo nemico invisibile. Forse, per la prima volta, e, ne vado fiero, ho cercato di fare il manager ma altresì il confidente. Colui che doveva rassicurarli per il futuro. Dovevamo crederci, una sferzata emotiva che abbracciava quasi un ruolo da "motivatore". Questo mi resterà per sempre».

Le cantine del gruppo sono sempre state aperte?
Si. Abbiamo messo tutti i locali in sicurezza secondo le normative straordinarie. Gli uffici ridotti ai minimi termini, con i distanziamenti e lo smartworking per il resto dei nostri dipendenti. Io potevo viaggiare da Milano a Portogruaro. I miei viaggi in autostrada sembravano fuori dal tempo per l’assenza del traffico. Un silenzio assordante che faceva riflettere. La natura, per fortuna, non subiva contagi. Certo le mie quotidiane videochiamate con tutte le squadre italiane che lavorano in campagna facevano emergere gli evidenti timori generati dai dati allarmanti sull’epidemia.

Come avete affrontato l’emergenza e cosa fate, tuttora, per il mercato italiano ed estero?
Il grande vantaggio del Gruppo Santa Margherita è di avere un singolare mosaico enologico italiano. In Italia il canale Ho.re.ca. era completamente fermo mentre la Grande Distribuzione, dove noi abbiamo linee dedicate, ha proseguito in una buona direzione. L’E-Commerce ha funzionato. Noi lo abbiamo immaginato come un vero contatto con il consumatore, per non far scemare, seppure in un momento complicato, il lato conviviale di poter bere un buon vino. All’estero, in America, Canada e Inghilterra, dove la distribuzione avviene per lo più attraverso catene specializzate di supermercati, i numeri sono cresciuti. In ogni caso non riusciamo a fare una previsione di come andranno i trend. Occorre pensare al consumatore e vedere, settimana per settimana, come si evolveranno i dati. Siamo fiduciosi ma dobbiamo sostenere i nostri partner in Ho.re.ca. Senza dubbio ci sentiamo in dovere di essere accanto a loro per offrire un portfolio di vini variegato, con ottime condizioni commerciali specie per chi ha scelto il delivery o l’asporto.

Come affronterete la vendemmia 2020?
Dovremo gestire al meglio questo importante momento dell’azienda. Mai come in questo momento è fondamentale avere uomini validi in campagna, in cantina e nel comparto finanziario. Dovremo calibrare bene come uscire con le nuove annate gestendo, con grande equilibrio, i volumi del millesimo 2020. Elementi già ben orchestrati nel Gruppo. Non escludo che servirà arricchire e differenziare i progetti di ospitalità per l’enoturista che vuole visitare le nostre tenute. Un consumatore che deve scoprire la nostra Italia da Kettemeir sul lago di Caldaro a Mesa, in Sardegna. "Mesa" in sardo significa tavola e il clima di festosità dovrà tornare non solo in quest’angolo meraviglioso dell’isola.

Il distanziamento sociale e le regole imposte dal Covid-19 ci lasceranno un insegnamento per il futuro?
Senza dubbio. Questi episodi epocali impattano nel mondo del vino. L’attesa di un tempo migliore deve rafforzare la fiducia che usciremo dal tunnel. Abbiamo il dovere, anche attraverso gli opinion leader e la stampa di settore, di riportare convivialità. Lo smartworking prolungato è la rovina del consumo fuori casa. Ci vorrà del tempo ma ci arriveremo. Appena potrò farlo mi piacerebbe organizzare una cena diffusa, collegandomi con tanti cuochi e amici in giro per il mondo. Il modello di ristorante deve far vivere un’esperienza rassicurante, e il vino essere protagonista sulle tavole per sconfinare. L’essere troppo conservatori è anacronistico. Il consumatore ha bisogno di attenzione e chi, come noi, e molti altri colleghi, fa sostenibilità, deve raccontarlo senza dare nulla per scontato. Proprio pochi giorni fa, il preside della scuola di mio figlio, mi ha chiesto di poter portare gli studenti a vedere la vendemmia in alcune delle nostre tenute. Ottimo, perché il vino è un patrimonio culturale italiano.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Cinzia Benzi

laureata in psicologia, è stata rapita dalla galassia di Identità Golose. Se lo studio del vino è la sua vita, la vocazione di buongustaia è una scoperta in evoluzione

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