08-05-2023
Marta Grespan - Foto Annalisa Cavaleri
Una cerimonia antica che vede movimenti precisi unirsi alla magia dell'infusione delle foglie di tè. Marta Grespan, dopo aver lavorato per diversi anni nel campo dell'organizzazione eventi (in luoghi storici come Il Luogo di Aimo e Nadia) a gennaio del 2020 ha deciso di cambiare vita.
Si è trasferita in Giappone dove lavora in un albergo tradizionale e pratica diversi tipi di cerimonia del tè: sado e senchado giapponesi, chayi taiwanese. La voglia di tornare a Milano le è però rimasta nel cuore e così ha pensato di unire le due attività e presto arriverà nel capoluogo lombardo con un progetto di cerimonia del tè (si parla di questo inverno).
Per presentare la sua idea in anteprima, e capire se può avere successo, ha portato per la prima volta in assoluto a Milano il chakai.
Nella migliore tradizione orientale, il chakai è molto di più di un momento per bere del tè: si tratta soprattutto di un’occasione per fermarsi, apprezzare il presente, condividere un’esperienza unica con altri e liberare la propria immaginazione.
Si tratta di una sorta di spettacolo o di performance in cui viene preparato e servito del tè in un momento di condivisione tra tutti i presenti. Di solito ci sono solo sei ospiti per chakai.
In questo caso si è trattato di tè taiwanese unico, prodotto ad hoc per l'evento. Durante il rituale, che dura circa mezz'ora, si può sperimentare un tipo di convivialità profondamente diversa da quella italiana, che affonda le radici nella tradizione dell’estremo Oriente.
Il chakai inizia col rumore del coperchio della teiera di vetro che ticchetta per il vapore creato dall'acqua in ebollizione. L'acqua cade con dolcezza sulle foglie di tè e Il liquido diventato scuro prima di scivolare nei bicchieri.
Marta Grespan durante la cerimonia del tè - Foto Annalisa Cavaleri
Il tavolo è apparecchiato con una teiera grande trasparente che sta direttamente sulla fiamma, vicina a una piccola teiera scura di argilla. Marta Grespan si sposta con movimenti lenti. Prende la grande teiera trasparente e fa cadere l'acqua sulla teiera più piccola, in cui pone le foglie. Con un movimento rotatorio, le foglie si aprono e iniziano a rilasciare il loro profumo. Il gusto è di castagne tostate. L'infusione risulta scura e viene versata prima in un bicchiere trasparente, e, da lì, ai singoli bicchierini degli ospiti.
Anche qui c'è molta arte, visto che i recipienti sono stati creati da una antica famiglia di artisti con altezza diverse, come le tipiche candele dei templi giapponesi.
Con le stesse foglie, Marta procederà a cinque infusioni, che vedranno un tè di colore sempre più leggero e dal sapore via via più delicato e dolce.
I sorsi sono intervallati da tre magnifiche degustazioni dolci: prima dei fagioli dolci di Tamba, zona vicino a Kyoto, che sembrano caramelle naturali, poi degli zuccherini che scompaiono letteralmente in bocca. «Il mio maestro mi diceva il bello della cerimonia del tè è scomparire» dice con calma Marta.
Man mano, i contenitori per l'infusione cambiano: per la terza, ad esempio, il tè viene versato in un contenitore basso e largo, che sembra metallico, ma è di ceramica.
Per la quarta infusione si aggiunge la cannella nikki, cioè cannella giapponese. L'ultimo sorso è più dolce e con un tannino astringente leggero. Si abbina a una gelatina di miele allo zucchero e Mochi alla cannella nikki
Per la quinta e ultima infusione, nella ciotola si aggiungono i semi di anice che conferiscono un sapore e balsamico e leggero. Arriva come accompagnamento un vassoio di legno con frutta secca italiana e cachi secchi semicanditi giapponesi, che vengono appesi su un filo per essere essiccati al sole, come si fa per i pomodori in Puglia.
Teiera e bicchierini fatti a mano - Foto AC
«Per la cerimonia utilizzo un tè speciale che viene da Taiwan, coltivato apposta per questa cerimonia. Ne sono stati prodotti 2 chili e trecento grammi in tutto. Si tratta di un oolong molto tostato, raccolto a gennaio 2022. Faceva così freddo che il tè non ossidava, ma abbiamo voluto crederci e il risultato è eccezionale. Dopo la prima lavorazione c'è la parte della tostatura e se non sono "forti" le foglie “non prendono abbastanza fuoco” si dice in Giappone. Le nostre foglie "ce l'hanno fatta". Il tè è ispirato a una immagine che si trova nel Tempio Eikando di Tokyo, cioè una statua del buddha, scura ma dal volto dolce» dice Grespan.
Fagioli di soia dolci - Foto AC
«La bellezza di questa cerimonia sta proprio nell'attesa. Le persone aspettano in giardino che arrivi il padrone di casa, poi il padrone di casa aspetta che tutti siano entrati. La cerimonia chakai si svolge in silenzio perché in Giappone anche il silenzio ha un valore diverso rispetto a noi. Le persone stanno molto più in silenzio di quanto non riusciamo a farlo noi occidentali. Non è mai la degustazione del tè fine a se stesso l'obiettivo della cerimonia, ma come questo tè riesce a farci stare insieme e a stimolare la creatività».
«Sono stata più di un anno con produttori di tè, pasticcieri e artisti che creano i set da te per organizzare questo evento. Spero che, quando porterò l'evento a Milano, possa suscitare l'interesse di molti» conclude Marta. Vista la magia che si crea durante il rito, siamo certi che una cerimonia così bella e particolare avrà successo in una città cosmopolita e curiosa come Milano.
L'universo della bevanda da infusione più diffusa e le sue molteplici applicazioni, anche in cucina
di
giornalista professionista e critico enogastronomico, è docente di Antropologia del Cibo e food marketing all'Università di Milano e all'Università Cattolica. Studia da anni il valore simbolico del cibo nelle religioni e collabora con alcune delle più importanti testate del settore
Il Bridgerton afternoon tea all'hotel The Lanesborough a Londra
L'ingresso di Yagenbori Akasaka, 3 Chome-19-5 Akasaka, Minato, Tokyo, +81335822270 (foto lemon8)
Un'immagine di Otaru, sulla costa dell'Hokkaidō