17-01-2012
Foglie di tè bianco. Considerato la Rolls Royce dei tè per la sua lavorazione particolare e la sua aura leggendaria, si diffonde in Europa solo a partire dalla fine dell'Ottocento. Il cuoco torinese Nicola Batavia lo sposa volentieri ad antipasti e crudi di pesce
Il tè dell’Imperatore è il nome d’arte di una delle famiglie della Camelia Sinensis, il tè bianco. Come s’è guadagnato il titolo? Per il metodo di lavorazione, particolare e delicato: dopo il raccolto, le foglie non subiscono ossidazione come i tè neri, ma rimangono al sole ad asciugarsi. Inoltre, si scelgono solo le minuscole foglioline della cima del germoglio: è una varietà pregiata e fragile. I tè più rari vengono poi raccolti solo 2 o 3 volte all’anno, in giorni particolari, determinati dal calendario lunare. Leggenda vuole che solo l’imperatore cinese potesse godere di quell’infusione pallida e cristallina, ottenuta da germogli cresciuti al primo tiepido sole primaverile. Un elisir di lunga vita ricco di virtù curative celate segretamente dalla terra per tutto l’inverno.
Per secoli nessuno sapeva dove si trovassero quelle antiche piantagioni. Nel 1848, il botanico scozzese Robert Fortune partì per la Cina per studiare le piante asiatiche, all’epoca poco conosciute in Europa. In realtà, la sua missione aveva un altro fine: fu mandato nelle vesti di plant hunters, cacciatore di piante, per carpire le tecniche di produzione e lavorazione del tè. In 4 anni girò la Cina più segreta, scrisse un libro e spedì in patria 20mila piantine raccolte sulle pendici dell’Himalaya.
Nicola Batavia, chef del Birichin di Torino, 45 anni
All’ingresso del Birichin ci sono 8 barattoli, tutti di tè cinese. «Quelli giapponesi li trovo troppo violenti, i cinesi sono più raffinati», spiega. Non esiste tuttavia una carta dei tè perché Batavia non vuole siano considerati, come spesso accade, un fine pasto, un “digestivo”. È riduttivo perché «il tè è la sola bevanda universale che si sposa con tutti gli ingredienti senza bisticciare. Va bene a qualsiasi ora, non ha limiti». Parola di uno che conosce bene il prodotto, come evolve in base all’annata e al terroir, elemento che pochi riconoscono.
Qualche esempio di abbinamenti tè/cibo? Il cuoco accoppia i tè bianchi - eleganti, morbidi, delicati - agli antipasti e al crudo. Quello al gelsomino lo vede solo assieme ai dolci, mai con il salato. I tè sculptè in chiusura di cena. Il nero è invece adatto ai piatti di carne come il manzo. Recentemente ha ricevuto come regalo del tè di Ceylon: quando lo utilizza in cucina, tutto il ristorante si avvolge di un profumo magico. Quando, alla fine della nostra conversazione, gli ho chiesto invece che tè potessi mandargli inassaggio, mi ha risposto: «Non ho mai assaggiato il tuo Feng Huang Dan Cong. Lo assaggio volentieri». Un vero tea expert.
Coscette di quaglia ripiena di frutta secca e tè bianco con cubo di zucca cotta nel tè di Nicola Batavia
Ingredienti 4 coscette quaglia 200 g zucca 50 g frutta secca mista 50 g foglie di tè bianco 10 g burro 10 g scorza del mandarino 20 g di tè per cuocere la zucca olio di palma sale pepe bianco
Procedimento Preparare un tè dalle foglie del tè bianco. Estrarre le foglie e farle asciugare (preferibilmente un lavoro da fare il giorno prima). Disossare le quaglie. Preparare un impasto di frutta secca ridotta in pasta ed unirla alla scorza di mandarino ritata. Aggiungere il burro. Da questo impasto creare delle palline ed avvolgerle alle foglie di tè (scelte con cura togliendo le nervature piu dure). Farcire le quaglie e chiudere su stesse. Salare e pepare leggermente. Fare rosolare vivacemente in olio di palma, in mododa creare una crosticina. Bagnare con il tè e lasciare ridurre. Mondare la zucca a creare dei cubetti. Cuocerli nel tè. Servire come da foto.
L'universo della bevanda da infusione più diffusa e le sue molteplici applicazioni, anche in cucina
di
tea stylist, studia le tradizioni del rito del tè nel mondo, le assapora, le elabora e le documenta nel suo sito internet