18-02-2018
Il furgone non è il massimo, ma è bello uscire dall'Hassler un martedì di fine gennaio e avere questo colpo d'occhio, la maestosità della capitale e di buon'ora il tran tran dei fornitori
Io odio Roma, la odio da sempre. In particolar modo dal 1982 quando, tra marzo e giugno, vi andai per sostenere prima lo scritto e poi l’orale dell’esame di stato per diventare giornalista. Milano grigia, fredda e nebbiosa, Roma azzurra e brillante. Come fai a non detestarla? In giro per vie e piazze sembravano tutti in vacanza e io tapino che dovevo concentrarmi su quello che avrei dovuto scrivere piuttosto che dire. E poi il clima, i tramonti, i passi lenti. La odio perché amo la sua bellezza, che non posso vivere.
Poi è anche vero che quando si è molto belli, persone, cose o idee che sia, subentrano altri problemi e in tal senso la ristorazione capitolina sovente è più bella che buona. Il panorama prevale sulla sostanza. Ci sono indirizzi che
Senza saperlo al momento di prenotare per il 29 gennaio, mi sono ritrovato nell’hotel della famiglia Wirth il primo giorno di apertura dopo tre settimane di chiusura. Normalmente non sarebbe una notizia, capita in tutte le strutture eccetto che all’Hassler, prima volta lì in cima alla scalinata di Piazza di Spagna che la proprietà serri per lavori di ristrutturazione. E quel lunedì profumo di pulito, di superfici tirate a nuovo, tutto lucido e sfavillante, eleganza autentica, che arriva da lontano nel tempo.
Il Filetto di spigola al cartoccio di argilla di Francesco Apreda
Sono ormai dieci anni che Apreda cura la carta di un ristorante che meriterebbe più attenzione ancora. Mai una banalità, mai piatti tirati via e le sue radici, napoletane, la Roma in qui vive e l’India suo secondo palcoscenico che confluiscono nelle varie proposte. Se prenoti da lui è perché cerchi emozioni diverse, una cucina lontana dagli stereotipi capitolini. La cacio e pepe ad esempio c’è, ma è un risotto. E gli spaghetti anche, ma all’orientale, acqua e
Due piatti firmati Francesco Apreda: sopra l'Astice blu e lattughina romana, sotto l'Anatra in stile tandoori
Il piccione, a seguire, è cotto alla brace e, in generale, meno sento parlare di cotture sotto vuoto per due o tre giorni a temperature minime più sono contento. Non perché non ne veda i lati felici, ma perché per tanti mediocri è una scorciatoia. Piccione esemplare, al profumo di curcuma. C’è quasi sempre nei piatti di Francesco un tocco di oriente e proprio su questo si sta interrogando. Se dopo essere stato un precursore fusion, non è bene ora virare imboccando nuovi sentieri.
IMAGO all'Hotel Hassler Piazza Trinità dei Monti 6 00187 Roma Telefono: + 39.06.69934726 E-mail: imago@hotelhassler.it Chiusura: aperto solo la sera, sette sere su sette
I ristoranti di tutto il mondo raccontati nel Giornale da Paolo Marchi dal febbraio 1994 all’inverno 2011. E dalla primavera per i lettori del sito identitagolose.it
a cura di
nato a Milano nel marzo 1955, al Giornale per 31 anni dividendosi tra sport e gastronomia, è ideatore e curatore dal 2004 di Identità Golose. blog www.paolomarchi.it instagram instagram.com/oloapmarchi