07-03-2018
Caterina Ceraudo è tornata sul palco del Congresso di Identità Golose, rappresentando una terra a cui è estremamente legata: la Calabria, regione ospite di questa quattrodicesima edizione. La Ceraudo aveva parlato di questo legame con il suo territorio natale in questa intervista sul tema del Fattore Umano
Ulivi, vigne, mare, famiglia. Queste le immagini che scorrono nel video introduttivo dell’intervento di Caterina Ceraudo, cui spetta aprire la prima giornata del congresso in Auditorium dedicata alla Calabria. Immagini che colpiscono per la bellezza e per la capacità di raccontare in pochi tratti una regione spesso fuori dalle rotte gastronomiche ma che oggi dimostra di avere sempre più spesso qualcosa da dire, soprattutto attraverso i suoi interpreti più giovani, appassionati, preparati.
Lei, Caterina, è tutto questo. Tra i suoi modelli due uomini, entrambi coraggiosi, visionari, capaci di scorgere la possibilità di innovare dove non sembrava esserci, e di farlo tornando alla propria terra se pur guardando sempre avanti. Il primo è il padre, Roberto Ceraudo, viticoltore visionario – ha scelto il biologico quando era ancora quasi sconosciuto – e autore di vini (e oli) straordinari.
È stato lui a fondare Dattilo, il ristorante nell’azienda agricola a Strongoli; ed è stato sempre lui a capire che Caterina fosse in grado di prenderne la guida, confermando la stella già guadagnata e anzi portandolo sempre più all’attenzione di tutti, aiutata dalla sorella Susy in sala mentre il fratello Giuseppe segue l’azienda.
Caterina Ceraudo sul palco con la sua squadra e il presentatore della sezione dedicata alla Calabria, Federico Quaranta
«Per me Niko è un grande esempio di fattore umano, non ci sono molti altri in grado di regalare il proprio sapere come fa lui. Ma il fattore umano è anche nei rapporti: tra le persone, con la natura che ha bisogno di tempo mentre oggi tutto va sempre più veloce. Per fortuna il nostro è un territorio che è rimasto lento, fatto più di prodotti che di ricette».
Ancora agrumi – «Sono un po’ il segno d’identità della mia cucina» – nel secondo piatto che riunisce le due facce della regione, mare e montagna. Questa volta si tratta del profumato cedro che solitamente cresce sul versante tirrenico, in quella che si chiama Riviera dei Cedri, ma pure a Strongoli.
I capellini vengono mantecati con una crema al latte di cedro alcolica, preparata come un limoncello, e con qualche goccia d’estratto di anice, da dosare con attenzione. Come quelli di Niko, i suoi sono piatti apparentemente semplici ma che nascondono preparazioni lunghe e complesse e sanno reinterpretare in modo completamente nuovo prodotti ancestrali. «Lui e mio padre mi hanno fatto credere che il cambiamento fosse possibile. Grazie a loro, la giustificazione “non si può fare perché siamo in Calabria” non se la beve più nessuno».
Tutto sull’edizione 2018 di Identità Golose, a Milano da sabato 3 a lunedì 5 marzo. Il tema della quattordicesima edizione sarà “Il fattore umano”
a cura di
giornalista, napoletana di nascita e romana d'adozione, cerca di unire le sue tre passioni: mangiare, viaggiare e scrivere