25-02-2018
Per Hervé Fleury, uomo di profonda eleganza e gastronomo di gran levatura, il beau geste non è solo una qualità innata che contraddistingue il suo modo di essere, ma un concetto denso di significati, fondamento stesso della tradizione gastronomica francese. Il senso di accoglienza e l'attenzione al dettaglio - scritti nel suo dna e affinati nel corso di una lunga carriera - l'hanno portato ad essere oggi vicepresidente esecutivo dell'Institut Paul Bocuse, scuola di formazione superiore di cucina e gestione fondata dallo chef du siecle lionese.
«Nel mondo della ristorazione, pensare ai piccoli dettagli, non significa pensare in piccolo».
Onorato di poter affiancare due uomini e professionisti della portata appunto di Bocuse e Péllisson, monsieur Fleury accetta e dal 1999 si dedica a trasmettere il senso dell'accoglienza in questo centro di eccellenza, il primo a portare l'insegnamento della cucina e del servizio a livello universitario. Nel 2015 lascia la direzione generale a Dominique Giraudier e viene promosso vicepresidente esecutivo; l'anno successivo gli viene conferito il titolo di Chevalier de la Légion d'honneur per il suo operato all'istituto.
Recentemente premiato per il Miglior programma di formazione innovativo nel campo dell'hospitality”, dal 2008 l'Institut Paul Bocuse vanta anche un centro di ricerca, dove i dottorati sono orientati su tre assi principali: salute&benessere, gusto&piacere, economia&gestione. Ma la colonna portante della scuola resta sempre la trasmissione della tradizione francese, di cui si insegnano le tecniche e quel bel gesto che caratterizza cucina, servizio e gestione.
«La tecnica è come il solfeggio per la musica: si può imparare a suonare senza conoscere il solfeggio, ma, se si sa solfeggiare, si è molto più liberi di comporre e di suonare. Conoscere la tradizione significa essere più liberi».
Tutto sull’edizione 2018 di Identità Golose, a Milano da sabato 3 a lunedì 5 marzo. Il tema della quattordicesima edizione sarà “Il fattore umano”
a cura di
Matematica per caso, gastronoma per passione, ama girare il mondo - tra convegni di matematici e congressi di chef - per raccontare storie di cibo e dei suoi appassionati e appassionanti protagonisti