18-12-2022

Pasqua: dal vigneto al bicchiere, la produzione è sempre più sostenibile

Progetti di ricerca e sviluppo che porteranno la storica azienda della Valpolicella a diventare sempre più protagonista in tema di rispetto della terra e della natura

«Oggi parliamo di Valpolicella vista come house o

«Oggi parliamo di Valpolicella vista come house of unconventional - dice Riccardo Pasqua, Amministratore Delegato -. La nostra casa è piena di talenti, come l'enologo Carlo Olivari con noi dal 2002. Questi tre Valpolicella ispirati alla sostenibilità sono molto diversi tra loro ma accomunati da un approccio organico, single vineyard e provenienti dallo stesso crinale della valpolicella orientale. La visione unconventional ci porta a vini che hanno cifra stilistica elegante, femminile, verticale, capaci di dare grandi emozioni». Foto Annalisa Cavaleri

Continua ricerca all'insegna della sostenibilità. La famiglia Pasqua, un unicum nel panorama italiana per avanguardia e visione lungimirante, continua a lavorare per portare nel calice un concentrato di territorio che rispetti sempre di più la terra e la propria identità. Siamo in tempi di cambiamenti climatici, che incideranno sempre più sulla produzione, e bisogna "giocare d'anticipo" per garantire la qualità.

«Siamo in un territorio stupendo di cui siamo ambasciatori nel mondo - sottolinea il presidente Umberto Pasqua -. Oggi lavoriamo sempre più sul vino sostenibile, biologico e naturale. Nonostante le difficoltà, siamo sempre fiduciosi. Condivido una dichiarazione di Luca Zaia, che dice che non ha mai visto un imprenditore pessimista. Noi siamo così, guardiamo avanti, sempre con ottimismo».

«Oggi parliamo di Valpolicella vista come house of unconventional - dice Riccardo Pasqua, Amministratore Delegato -. La nostra casa è piena di talenti, come l'enologo Carlo Olivari con noi dal 2002. Vi presentiamo, quindi, tre Valpolicella molto diversi tra loro ma accomunate da un approccio organico, single vineyard e provenienti dallo stesso crinale della valpolicella orientale. La visione unconventional ci porta a vini che hanno cifra stilistica elegante, femminile, verticale, capaci di dare grandi emozioni».

Si comincia col vigneto di Mizzole da dieci anni coltivato a biologico esprime l’impegno della cantina verso la sostenibilità. Il processo di certificazione è stato avviato nel 2020 e si concluderà il prossimo anno. La conformazione geologica dell’area di Mizzole, attraversata dal fiume Fibbio e caratterizzata da numerose dentellature montane e da un alternarsi di colline e pianure, la rendono da sempre vocato alla coltivazione della vite. Impiantato in diverse fasi tra il 1980 e il 1990 e situato a 200 m s.l.m, sorge su un suolo calcareo e argilloso che lo rende adatto in particolare modo per le varietà Corvina, Rondinella, Oseleta, Cabernet Sauvignon e Merlot. 

Cecilia Beretta Mizzole Valpolicella DOC Superiore Foto AC

Cecilia Beretta Mizzole Valpolicella DOC Superiore Foto AC

Da questo vigneto nasce Cecilia Beretta Mizzole Valpolicella DOC Superiore. Se lo stile di vinificazione in passato esaltava la muscolarità e robustezza di questo vino, dal 2018, con l’arrivo della enologa Graziana Grassini (una delle prime in Italia) in collaborazione con il team di enologi della cantina, le basi del blend sono diventate più delicate e le note verdi che caratterizzavano questo vino sono state ammorbidite.

Umberto e Riccardo Pasqua - Foto Annalisa Cavaleri

Umberto e Riccardo Pasqua - Foto Annalisa Cavaleri

Oggi l’annata 2018 si caratterizza per un colore rosso che tende al granato. Al naso emergono gli aromi di frutti rossi, di fragoline di bosco e confettura di fragole, ma si distinguono anche note leggermente tostate, balsamiche e di vaniglia. In bocca il vino presenta un tannino morbido e setoso, buon corpo e freschezza. 

Il progetto di agricoltura biologica certificata ha invece caratterizzato fin dalla sua origine il vigneto Cascina San Vincenzo. Il vigneto di 4 ettari si trova a 8 km a nord sul crinale di Mizzole, a un’altitudine di 380 m s.l.m. Il terreno argilloso calcareo, tipico della Valpolicella, trattiene minerali preziosi per la vite, dando origine a prodotti eleganti e fini.  Le uve coltivate sono Corvina, Corvinone e Rondinella. Si tratta di vitigni autoctoni di circa vent’anni, da sempre coltivati a biologico.

Famiglia Pasqua Cascina San Vincenzo Valpolicella Ripasso DOC 2019 - Foto AC

Famiglia Pasqua Cascina San Vincenzo Valpolicella Ripasso DOC 2019 - Foto AC

Da questo unico vigneto nasce Famiglia Pasqua Cascina San Vincenzo Valpolicella Ripasso DOC 2019, che richiama un bouquet di fragoline di bosco, la confettura di fragole, ma anche note agrumate di lieve scorza d’arancia e di marasca. Il processo di appassimento delle uve conferisce un caratteristico aroma. Al palato si percepisce il corpo e la struttura del vino, dove si integra molto bene la parte alcolica; emerge una grande freschezza, lunghezza e persistenza che promettono longevità. 

Rispetto al Valpolicella Mizzole, l’acidità del Ripasso Cascina San Vincenzo è più spiccata con profumi freschi e definiti, dovuti alla differenza di altitudine tra i due vigneti. Il vigneto Cascina San Vincenzo si trova infatti ad una maggiore altezza.

L'enologo Carlo Olivari - Foto AC

L'enologo Carlo Olivari - Foto AC

Terza eccellenza il vigneto Brasa Coèrta coltivato a conduzione agricola naturale. È un progetto pilota avviato nel 2017 che mira a tutelare il vigneto come parte del patrimonio territoriale.  Il vigneto, parcella di quello di Mizzole, si estende per 1,2 ettari con una densità di 5 mila ceppi per ettaro e un’altitudine di 230 m s.l.m. Nel suo terreno argilloso calcareo di origine alluvionale vengono coltivate le varietà di Corvina, Rondinella, Croatina, Cabernet Sauvignon e Merlot. Qui l’apporto tecnologico e umano è quasi nullo e questo incide sul risultato finale del vino e sulla definizione della sua personalità straordinaria. 

Brasa Coèrta Valpolicella DOC 2019 Foto AC

Brasa Coèrta Valpolicella DOC 2019 Foto AC

Il Brasa Coèrta Valpolicella DOC 2019 al naso rivela note di ciliegia, tabacco e confettura di prugna mentre in bocca rimane persistente, con sensazioni retrolfattive speziate. La grande sorpresa è conferita dal potere antiossidante del vino, che sembra richiamare un’addizione di anidride solforosa in realtà non presente. Quella che viene presentata oggi è la seconda annata di questo progetto vocato a consolidarsi nel campo del naturale. 

«Il mecenatismo di Pasqua nasce 6 anni fa con una piattaforma che aiutava e sosteneva 3 talenti milanesi, una ballerina una artista specializzata in labirinti e lo chef Diego Rossi - conclude Riccardo Pasqua -. Proprio quest'ultimo aveva il sogno di fare un vino naturale nella sua terra d'origine: Verona. Un ettaro e due, confinante con Mizzole, dedicato a quello che è un progetto di ricerca più che di business. Anche qui soffiano dai Lessini vemti che tengono il vigneto pulito. L'approccio è totalmente salubre. Si usano solo i lieviti contenuti nella buccia del vino per far partire la fermentazione. Zero solfiti, grande pulizia e attenzione per risultati sempre non convenzionali. Siamo contenti di questo vino che ha grandissima personalità e carattere Brasa cuerta in dialetto significa "brace coperta: un po' come lo chef Rossi che da fuori sembra normale ma in realtà è una brace coperta, un fuoriclasse. La resa è poca ma la qualità assoluta. In questi 4 anni è stato bello vedere la ricomparsa di un sacco di specie vegetali e insetti. Passione e coraggio per un progetto di ricerca in tutti noi crediamo e continueremo a credere».


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Annalisa Leopolda Cavaleri

giornalista professionista e critico enogastronomico, è docente di Antropologia del Cibo e food marketing all'Università di Milano e all'Università Cattolica. Studia da anni il valore simbolico del cibo nelle religioni e collabora con alcune delle più importanti testate del settore

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