27-12-2019

Il Capodanno in 11 bottiglie: le bollicine per il brindisi

Le scelte, molto spesso originali, della redazione vino: ecco come festeggiare al meglio

Essere originali è una virtù, ma esserlo a ogni costo rischia facilmente di passare per una forzatura. Sappiamo che per scrivere in questi giorni di bollicine, così come di pandori, panettoni e zamponi non bisogna certo spremere troppo le proprie meningi, ma se non raccontiamo adesso cosa consigliamo per il brindisi di Capodanno, quando? Ecco i suggerimenti della redazione vino, con i vini scelti da Cinzia Benzi, Amelia De Francesco, Adele Granieri, Marilena Lualdi, Fosca Tortorelli, Raffaele Foglia, Luca Torretta, Maurizio Trezzi e con il contributo di Wine Tip.

FARFALLA DI BALLABIO - Se si parla di Oltrepò Pavese, terra di nota tradizione spumantistica, è impossibile non menzionare la cantina Ballabio, fondata nel 1905, da Angelo Ballabio. Con 60mila bottiglie prodotte all’anno, l’impresa di Casteggio appartiene a Filippo Nevelli e al figlio Mattia, i quali, dopo aver attrezzato la cantina delle più moderne tecnologie, hanno con decisione intrapreso la strada della produzione spumantistica, al fine di trasformare l’azienda Ballabio in un punto di riferimento.

La superficie vitata si estende per circa 40 ettari. L’unico vitigno coltivato è il Pinot Nero: un vitigno non facile, che si esprime al meglio in queste terre ricche di sedimenti calcarei, dove trova il suo habitat naturale. I Nevelli scelgono: solo Pinot Nero, solo Metodo classico. «Ci sono altre cantine che producono bollicine con questo vitigno — spiegano Mattia e Filippo — noi siamo gli unici monotematici. Abbiamo una sola linea. Si chiama Noir Collection: un Extra Brut, un Pas Dosé e un Rosé. Partiamo sempre dalla vocazione di ogni singola vigna e dalle rese basse per arrivare alla raccolta a mano in cassette. La pressatura è soffice e utilizziamo solo il mosto fiore. In fase di tiraggio aggiungiamo al vino dell’annata quello di riserva conservato in magnum. Lavoriamo molto ogni anno sui vini di riserva, abbiamo svariate annate in cantina che ogni anno ci permettono di dare grande costanza ed evoluzione al prodotto».

Farfalla è il nome dei tre Noir Collection. «È anche il nome del vigneto da cui è partito tutto — spiega Mattia — Si trova a 300 metri d’altezza sulla collina di San Biagio, sulla dorsale calcarea che si estende da Montecalvo Versiggia a Casteggio e che impreziosisce il Pinot nero. Ma Farfalla è anche la visione di questo progetto, l’uva del Pinot nero che, come una crisalide, si trasforma e prende il volo». Un volo che diventa una nuova rotta. «Di sottrarsi allo stato confusionale e guardare al futuro», sostengono in coro i Nevelli. Instragram: @ballabiowinery, Facebook: @ballabio.vini. (Wine Tip)

GIULIO FERRARI ROSÉ 2007 - Il Giulio Ferrari Rosé 2007 consacra un’annata di grande qualità, buona acidità, frutto di accurata selezione di Pinot Nero per il 65% (per metà vinificato in rosato e metà Blanc de Noirs) oltre al 35% di Chardonnay, uve raccolte a mano nei vigneti trentini.

Affinamento di dieci anni sui lieviti con un dosaggio zuccherino di 1,5 g/l. Un colore rosa salmone con lampi di rame e un perlage raffinato.Il naso complesso con frutti rossi, in primis, seguiti da note agrumate di pompelmo rosa con accenni di mandorle, caramello e lievi speziature di cardamomo.All’assaggio svela ricchezza e sontuosità, una bollicina equilibrata  per una perfetta armonia tra struttura e imponenza. Un Giulio Ferrari Rosé che eleva il Trentodoc a bollicina di haute couture senza rivali. (Cinzia Benzi)

ALTA LANGA EXTRA BRUT DI MARCALBERTO - Siamo a Santo Stefano Belbo, terra di Cesare Pavese e di Moscato. I fratelli Cane, Marco e Alberto, (da qui la crasi Marcalberto) supportati dal padre Piero si sono avventurati nel mondo delle bollicine, recentemente, creando un Alta Langa commovente.Una bollicina visionaria a fine anni ’90 e oggi conferma di voler supportare la cantina, all’unisono, con Alta Langa Blanc de Blancs Pas Dosé, Nature, Brut Rosé e Brut Sansannée.

Il loro mantra sul metodo classico li concede una definizione di artigiani rigorosi che hanno fatto delle bollicine una loro ragione di vita. Extra Brut Millesimato, grande interpretazione di Pinot Nero e Chardonnay, è un vino immediato, con ricorrenti noti sapide, mai stonate. I frutti bianchi catturano il naso e si fondono in bocca per un assaggio affilato, insolito e sorprendente per un equilibrio che giunge, sorso dopo sorso. (CB)

LES BULLES D’ALAIN DI ALAIN VOGE - Si tratta di un metodo classico Brut Nature che prosegue la tradizione spumeggiante di Saint-Péray nell’interpretazione contemporanea voluta da Alain Voge, uno dei rinnovatori di questo territorio vinicolo. Les Bulles d’Alain è 100% Marsanne, da poco più di un ettaro di vigne giovani piantate sui terreni meno soleggiati e più freschi del Domaine Voge, coltivate in biologico e biodinamica, con raccolta delle uve i primi di settembre.

Il vino trascorre due anni sui lieviti in vasca d’acciaio prima della sboccatura e almeno altrettanti di affinamento in bottiglia. Colpisce per la finezza della bolla e la piacevolezza gastronomica, in bocca si ritrova frutta bianca e agrume, il finale è di miele e spezie. L’assaggio, coup de foudre, in una calda giornata estiva in cantina a Cornas, accompagnato dal racconto di Lionel Fraisse, responsabile commerciale dell’azienda e braccio destro dell’attuale proprietario. Un’etichetta, Les Bulles d’Alain, che sintetizza la storia (e forse il futuro) di un terroir tra i più vocati del Rodano per la produzione di vini bianchi fermi. Ma non solo. (Amelia De Francesco)

NOIRS PAS DOSÉ FOR ENGLAND DI CONTRATTO - La storia dell’azienda Contratto di Canelli affonda le radici nel lontano 1867, quando Giuseppe Contratto decise di produrre i primi spumanti e costruire una straordinaria cantina, scavata nella dura pietra calcarea della collina canellese e nota come la “Cattedrale del Vino”. Alla sua sperimentazione si deve l’avvento delle prime bottiglie di Metodo Classico in Italia, prodotte da Moscato Bianco di Canelli nel 1919. Oggi la proprietà è di Giorgio Rivetti, che ha riproposto l’antica gamma di spumanti Metodo Classico esclusivamente millesimati, mantenendo le antiche pratiche manuali (dal remuage alla sboccatura) e conservando l’originale marchio creato negli anni ’20.

La linea “For England” ripropone l’antica gamma di spumanti improntata sui modelli di uvaggio francesi, ma senza residuo zuccherino, storicamente destinata al mercato inglese, estimatore dei vini secchi. L’Alta Langa Blanc de Noirs Pas Dosé For England è prodotto con uve Pinot Nero da vecchie vigne e sosta 48 mesi sui lieviti: i profumi di ribes e scorza d’arancia si fondono a richiami di timo e mirto e si arricchiscono di delicati sbuffi affumicati, sublimandosi in un sorso pieno e cremoso, di grande freschezza e persistenza. (Adele Granieri)

METODO CLASSICO NEBOLÉ DI TRAVAGLINI - Nebolé: un nome carico di suggestioni, che vengono mantenute ed esaltate dalla degustazione di queste bollicine. A Gattinara l’azienda Travaglini - forte della sua storia – non ha esitato negli ultimi dieci anni a incamminarsi sulla strada del metodo classico. Un omaggio alternativo al suo Nebbiolo, con le punte dei grappoli – meticolosamente selezionate - che si confermano un’ottima base per lo spumante. Una pressatura molto soffice, poi una maturazione sui lieviti che deve avvenire almeno per quaranta mesi. Il tempo è un elemento fondamentale per questo vino e sa porgere adeguatamente la ricompensa.

Abbiamo degustato l’annata 2014, che garantisce un brindisi di intrigante complessità per queste feste. La delicatezza del perlage invita ad accostarsi; la personalità all’olfatto si esprime con un’eleganza non meno sorprendente, tra note agrumate e crosta di pane. Al gusto poi si offre un carattere ancora più complesso, che sa unire morbidezza e freschezza con sempre più autorevolezza addentrandosi nella degustazione. Un vino capace di aprire un pasto natalizio e di spingersi anche oltre. (Marilena Lualdi)

DOMNUS ABBAS METODO CLASSICO EXTRA BRUT DI ABBAZIA DI PRAGLIA -Il Domnus Abbas metodo classico extra brut dell’Abbazia di Praglia, è uno spumante che emoziona al primo assaggio, un felice incontro tra Chardonnay, Garganega e Raboso Piave, in parti uguali, frutto di remuage manuale e sosta sui lieviti per almeno 36 mesi. Sapori antichi e storie di oggi, questo spumante nasce a Teolo, a soli 12 chilometri da Padova, lungo l’antica strada che conduceva ad Este; qui sorge l’antica Abbazia di Praglia, dove ancora oggi la vite e il vino sono la fonte di sostentamento e vocazione dei monaci benedettini che praticano l’antica regola dell’Ora et labora. L’arte del fare bene incontra esigenze e tecniche nuove nella ricerca costante di risultati di valore, regalando un prodotto che ha davvero tanto da raccontare.

Un ventaglio di profumi ampio e intrigante ne connota l’olfatto, si susseguono nuance fruttate di lamponi, di fiori di campo, ginestra, erbe aromatiche e tinte agrumate; sbuffi dolci di miele e uvetta fanno capolino, richiamando le suggestioni festose dei dolci di Natale. Il sorso cattura e invita al successivo, in una magia di sensazioni che lasciano emozione e gioia. Elegante, armonico e dalla intrigante cremosità ben si presta ad accompagnare le svariate pietanze delle feste natalizie; La sua piacevole freschezza, bilanciata da una profonda sapidità, lo rendono perfetto con piccoli bocconi di mare dal sapore agrodolce, senza disdegnare primi piatti e cruditè di mare. (Fosca Tortorelli)

PAROSÉ 2014 DI MOSNEL - Riunire due grandi valori in un solo vino: l’intuizione e il tempo. L’intuizione è quella avuta da Lucia e Giulio Barzanò, nel 2001, di voler realizzare a tutti costi un rosé totalmente secco in Franciacorta. «Avevo tutti gli enologi contro, ma volevo assolutamente farlo. E così è stato» ha spiegato proprio Lucia Barzanò. La nascita del Parosé di Mosnel è stata una felicissima intuizione, che creò una traccia che poi anche altri produttori, non solo in Franciacorta, seguirono.

Oltre all’intuizione, c’è la questione del tempo. La nuova cantina di Mosnel è stata pensata per poter accogliere un sempre maggior numero di bottiglie di Metodo Classico, per permettere degli affinamenti sui lieviti ancora più lunghi. Soprattutto per i prodotti, come il Parosé, che si prestano a questo processo, che conferisce una maggiore complessità. Per gli effettivi risultati bisogna aspettare che il tempo faccia il suo corso, ma possiamo comunque brindare con un’annata 2014 dal grande profilo aromatico, da una finezza assoluta unità a una piacevolezza di sorso incredibile, con una acidità mai violenta. Vino buono ora, ma che con il tempo può migliorare ancora. (Raffaele Foglia)

1865 OP METODO CLASSICO DI CONTE VISTARINO - Anno Domini 1865. Il felice e fortunato incontro tra il Conte Carlo Vistarino e Carlo Gancia permette che, un secolo e mezzo fa, nascesse il primo Metodo Classico italiano. A portare avanti questa antica tradizione è ora Ottavia Giorgi di Vistarino, che ha fatto del Pinot Nero la sua bandiera, sia per quanto riguarda la spumantistica di qualità, sia per la vinificazione in rosso.

Il 1865 Oltrepò Pavese Metodo Classico di Conte Vistarino ne è un esempio: il vino, nato proprio come omaggio a quella fortunata intuizione, è ovviamente un Pinot Nero in purezza, con un lungo affinamento sui lieviti che può arrivare anche a oltre 60 mesi, è una bellissima espressione di questo vitigno in una zona altamente vocata come lo è l’Oltrepò. Uscendo dagli stereotipi che portano a pensare all’Oltrepò come a un “serbatoio” di vini non sempre di alta qualità, questo Metodo Classico è la dimostrazione di come il Pinot Nero possa offrire una grande complessità olfattiva unita ad un’eleganza unica, una struttura sostenuta, ma anche una facilità di beva e di abbinamento notevole. (RF)

CHAMPAGNE BLANC DE BLANCS GRAND CRU BRUNO PAILLARD - Ecco lo Champagne Blanc de Blancs Grand Cru Bruno Paillard. È ottenuto da uve Chardonnay in purezza selezionate da trentasei parcelle Grand Cru di proprietà situate nei villaggi di Oger e Le Mesnil sur Oger; all’assemblaggio concorrono vini di riserva, provenienti da venticinque annate a loro volta assemblate a partire dal 1985, in una proporzione che può arrivare fino al 50%; dopo aver sostato quattro anni sui lieviti, successivamente alla sboccatura, riposa per almeno dieci ulteriori mesi in bottiglia; la pressione di 4,5 atmosfere e il dosaggio pari a 5 g/l lo classificano rispettivamente demi mousse ed extra-brut.

Nel bicchiere lo Champagne Blanc de Blancs Grand Cru Bruno Paillard è brillante, di colore giallo quasi dorato con riflessi verdolini e caratterizzato da una effervescenza estremamente fine. Al naso denota profumi di agrumi e fiori bianchi che, nel caso di sboccature meno recenti, evolvono poi in aromi più speziati con note di frutta secca o, per quelle bottiglie giunte a piena maturazione, miele e frutta candita. All’assaggio risulta fresco, piacevolmente sapido, persistente e di qualità eccellente. Un’ottima etichetta, tra le migliori della sua categoria, da godere a tutto pasto e sintesi perfetta dello stile di Bruno Paillard e della maison da lui creata nel gennaio 1981. (Luca Torretta)

METODO CLASSICO DI PARUSSO - La spumantizzazione in Piemonte ha trascorsi ultracentenari. Era il 1787 quando un documento agli archivi riporta la degustazione di un Nebbiolo “vivace come uno spumante”, bevuto addirittura dal Presidente Americano Thomas Jefferson. L’uva che fa grandi Barolo e Barbaresco continua anche oggi ad essere utilizzata per dare vita a bollicine dal fine perlage e dagli intensi profumi. Parusso, viticoltori di Cascina Rovella in Località Bussia nel Comune di Monforte d’Alba, percorrono questa via con la consapevolezza di dare seguito a questa lunga tradizione. Il loro Metodo Classico viene prodotto da uve Nebbiolo, raccolte sulle colline che da Monforte scendono verso Castiglione Falletto. Terre calcaree, con abbondanza di argilla, dove marna, arenaria e sabbia sono stati miscelati dalla natura, per dare un suolo ricco e unico. Dopo qualche giorno di riposo in cantina a temperatura e umidità controllate, le uve sono vinificate in bianco. Il “mosto fiore” cioè la parte più nobile, fermenta in vasche d’acciaio e in legno su lieviti autoctoni.

A metà dicembre alla base spumante si aggiunge altro mosto di Nebbiolo, lasciato riposare per 30-40 giorni, per attivare la seconda fermentazione. Passano altri 30-36 mesi in cantina per l’affinamento in bottiglia con un remuage manuale ogni 3-4 mesi. Il prodotto finale è uno Spumante “Metodo Classico” fresco ed elegante, dal perlage fine e persistente che sprigiona aromi di albicocca, fragole e lampone da ritrovare in bocca nel lungo finale. L’uva Nebbiolo mantiene anche in una bollicina i suoi tratti tannici che ne consentono un’ottima evoluzione nel tempo. (Maurizio Trezzi)


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

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Identità Golose