23-09-2015
Pasta, patate e seppia, l'elegante piatto realizzato da Riccardo Camanini per Identità di Pasta, l'appuntamento a Identità Expo S.Pellegrino in collaborazione con Pastificio Felicetti. Riccardo Felicetti, in platea, lo ha gustato con enorme soddisfazione: «Andrò a trovare lo chef al suo Lido 84»
Gira da mesi voce, nel mondo food (sigh! Perdonate la locuzione, ha solo il pregio della sintesi), che Riccardo Camanini sia in uno straordinario momento di grazia. Chi ha potuto ha verificato direttamente a Gardone Riviera (Bs), al suo Lido 84. Coloro invece che ancora non hanno potuto, come chi scrive, attendeva con interesse il suo cooking show di ieri, a Identità Expo S.Pellegrino, nell’ambito di Identità di Pasta, format ormai consolidato e organizzato insieme a Pastificio Felicetti. Era un evento speciale: al di là della solita programmazione del venerdì coi giovani talenti, prevede infatti appuntamenti periodici con i big della cucina italiana: Camanini è ormai tra questi.
Bene, l’esito ha confermato le dicerie. Perché lo chef di Lovere si è disimpegnato alla grande (mostrando di che pasta sia fatto, verrebbe da scrivere) con un piatto che ha soddisfatto pienamente le alte aspettative: non una pasta ripiena, ma un ripieno di pasta.
Riccardo Camanini ed Eleonora Cozzella
Merito, certo, di una politica dei prezzi che dire vantaggiosa è poco. Ma merito soprattutto di una grande cucina – peraltro basata sul pesce di lago, con tutte le difficoltà conseguenti - che ha imposto Camanini come golden boy della ristorazione – la definizione è della Cozzella – tanto da spingere quelli di The Grand Gelinaz! Shuffle a inserirlo tra i 37 grandi chef avanguardisti mondiali che si sono scambiati il ristorante, nel luglio scorso. Lui è finito in Svezia, al Fäviken di Magnus Nilsson, una «tenuta di caccia appartenente a un ricco magnate locale che per sfizio ha voluto un luogo unico dove poter ricercare prodotti eccellenti: erbe, frutti spontanei, pesci, carni. Mi ha trasmesso molto entusiasmo, mi ha fatto capire quanto si può spingere uno chef alla ricerca di un’identità, in questo caso nordica». Al suo posto, a Gardone, è arrivato un certo Alain Ducasse, col suo fido Franck Cerutti. Esito: sono rimasti così entusiasti della cucina di Camanini da parlarne con Sarkozy e Hollande: «Questo è un giovane chef da tenere d’occhio».
Noel Pavaci, sous di Camanini, stende la sfoglia di patata realizzata con lo tsumapuro, la mandolina giapponese
Pasta e patate è un classico della quotidianità partenopea, il tocco dello chef lo reinventa in un’interpretazione personalissima: «Uso pasta Felicetti anche perché è povera di amido, e in questo caso ho già quello della patata». Dunque spaghetti Felicetti al nero di seppia («Un prodotto di eccellente artigianalità»), che vengono cotti e poi lasciati raffreddare in una sorta di rotolo: così si incollano tra loro, «di solito, è un grave errore in cucina».
Ma Camanini non sbaglia: il rotolo di spaghetti diventa il ripieno di una sorta di cannellone di patate bollite e poi lavorate con lo tsumapuro, ossia la mandolina cinese, in grado di ricavarne una sfoglia sottile, sarà la finta pasta che racchiude il ripieno di spaghetti. «Uso le patate bergamasche di Rovetta, mantengono la consistenza al taglio ma non perdono in dolcezza».
Il cannellone viene cotto nel burro (quello pannoso ed elegante di Beppino Occelli) e poi condito con la salsa, «abbiamo lavorato sulla sintesi, volevamo accoppiare i vari elementi in una forma esteticamente piacevole». Giancarlo Camanini suggerisce l’abbinamento ideale con un Bianco Pomice della Tenuta di Castellaro, sulle isole Lipari.
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classe 1974, milanese orgoglioso di esserlo, giornalista professionista dal 1999, ossia un millennio fa, si è a lungo occupato di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta su viaggi e buona tavola. Coordinatore della redazione di identitagolose.it e curatore della Guida di Identità Golose alle Pizzerie e Cocktail Bar d'autore. Instagram: carlopassera