10-03-2017
A sinistra, Mauro Colagreco, chef del Mirazur di Mentone, dialoga con la connazionale Mariana Müller del ristorante Cassis di Bariloche. Lui ha tenuto lezione sulla pasta; lei sui suoi straordinari aceti (la foto è del giornalista Pietro Sorba, anche lui argentino)
Cognome italiano, sangue argentino, nazionalità francese. Mauro Colagreco, però, non ha piatti di pasta in carta al suo Mirazur di Mentone (sesto e primo dei francesi nella World's 50Best). Poteva, quindi, sembrare un nonsense leggere il suo nome tra quelli del ristretto novero dei relatori di Identità di pasta", una giornata dedicata (come tutta l'edizione del congresso Identità Golose 2017) al tema del viaggio. «Mia nonna in Argentina faceva la pasta italiana. Non la preparo per rispetto», racconta Colagreco in arrivo, via Nizza, da Parigi dove gestisce una brasserie che si aggiunge a due ristoranti in Cina. Per Identità di pasta Colagreco, però, ha fatto un'eccezione. E, per un'occasione così speciale, ha deciso di costruire un "percorso" attraverso le sue origini. «Il viaggio fa parte della mia vita – ha ammesso - I miei nonni sono partiti dall'Italia, io sono tornata in Europa e a Mentone, nel mio ristorante al confine tra Italia e Francia, mi trovo in mezzo a due tradizioni gastronomiche. Spesso filosoficamente mi chiedo se i confini siano unioni o divisioni?». Alla domanda si è dato una risposta semplice, come i suoi piatti che non hanno mai più di «quattro elementi», perché la convinzione di Colagreco è quelli «semplici» siano dei gran piatti. «Nelle mie preparazioni i confini sono unioni di sapori, e penso che ciò che accade in cucina possa essere trasferito nella vita». Così dal suo bagaglio da chef ha tirato fuori due piatti che sono un compendio delle sue radici.
Graditissimi gli assaggi in Sala Blu
di
Giornalista catanese a Milano, classe 1966. «Vado in giro, incontro gente e racconto storie su Volevofareilgiornalista» e per una quantità di altre testate. Inscalfibile