25-04-2024
Matteo Grandi, classe 1990, dopo esperienze formative in Italia e nel mondo nel 2020 si è trasferito a Vicenza, in Piazza dei Signori, aprendo il ristorante gastronomico Matteo Grandi in Basilica, una stella Michelin
"La pizzeria che mancava a Vicenza. Il talento vulcanico del giovane chef stellato Matteo Grandi ha partorito un locale unico in pieno centro storico": le parole di Alberto Tonello, sulla neonata Guida di Identità Golose alle Pizzerie e Cocktail Bar d’autore, descrivono con entusiasta chiarezza la altrettanto neonata Pizza dei Signori, nel cuore del centro storico vicentino, a pochi passi dalle celeberrime Logge Palladiane.
Inaugurata nei primi giorni del 2024, Pizza dei Signori parte da uno slogan efficace e sicuramente contemporaneo, che si fa notare soprattutto per il curriculum dello chef e patron Matteo Grandi: "NO, non è gourmet". Che spiega così questo concetto: «La nostra idea della pizza è popolare, è un cibo di strada: non volevamo certamente sminuire il lavoro dei nostri colleghi, anzi, sono perfettamente consapevole di non essere un pizzaiolo. Volevamo concentrarci su quello che sappiamo fare meglio, quindi selezionare i migliori ingredienti e applicare le nostre conoscenze della cucina alla pizza. Senza pensare di offrire una pizza col piccione, tanto per capirci. Volevamo una pizza che fosse veramente nostra, con una sua identità originale, senza copiare il lavoro di nessuno».
La cucina e i due serieX Moretti Forni
«Scegliere Moretti Forni - ci racconta Grandi - è stata la diretta conseguenza di una ricerca attenta: avevo bisogno di un forno che mi permettesse di standardizzare il prodotto, alleggerendo il lavoro della cucina e garantendo una qualità costante. Inizialmente ho fatto un po' di fatica, non mi sembrava di trovare quello che avevo in mente, poi per fortuna ho conosciuto l'azienda Moretti Forni e in particolare serieX, un forno che rispondeva esattamente alle mie esigenze».
La sala della pizzeria
Pizza dei Signori è un progetto giustamente ambizioso, che fin dalla sua apertura ha puntato su diversi impasti e differenti interpretazioni della pizza, che richiedono quindi utilizzi diversi dell'ingrediente calore: «La nostra pizza più caratteristica e identitaria potremmo definirla una interpretazione della romana, quindi sottile e molto croccante. Un prodotto come questo richiede un calore alto, ma anche una cottura più dolce, delicata, per poter asciugare al meglio l'impasto e ottenere la fragranza che cerchiamo: il controllo assoluto del calore che ci offre serieX è uno strumento perfetto per raggiungere il nostro obiettivo. Abbiamo scelto questo stile anche perché fino a qualche anno fa la pizza in Veneto molto spesso era bassa e croccante, anche se con un approccio alla lievitazione non particolarmente raffinato. Abbiamo cercato di dare nuova luce alla pizza che si mangiava una volta in Veneto, insomma».
La pizza di Matteo Grandi, l'abbiamo capito, non è gourmet. Ma la sua formazione da chef entra ugualmente in gioco nell'approccio anche nella cucina di Pizza dei Signori: «Forse il modo più diretto per spiegare questo aspetto del nostro lavoro è dirvi come diversi dei cuochi che lavoravano nel ristorante e nel bistrot, sono passati anche dalla cucina della pizzeria, perché la cura che mettiamo nella creazione dei condimenti delle pizze è identica a quella che abbiamo per ogni piatto dei nostri ristoranti. Questo significa usare solo prodotti lavorati da freschi e solo ingredienti di stagione: non ci sono i carciofi? E allora non c'è la Capricciosa in carta, dove proponiamo solo pizze stagionali, per molte delle quali usiamo, ad esempio, un pomodoro che altrettanto prepariamo noi, nelle nostre cucine. Per questo è già capitato che dei clienti mi dicessero che le nostre pizze...sapevano davvero di pomodoro».
Ci è venuta fame! Quale pizza ci consiglia di assaggiare per prima, entrando da Pizza dei Signori? «In questo momento la nostra best seller è la Melanzana e bufala: per questa pizza prepariamo una crema di melanzane al forno, delle melanzane fritte, passata di pomodoro riccio e concludiamo con pecorino di Talamello. Ma ce ne saranno sempre di nuove, perché non mi stanco mai di inventare».
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A cura della redazione di Identità Golose