05-09-2023

Trend healthy: è davvero così salutare?

Riflessioni sulle conseguenze della moda pop-rock degli anni ’90 e di quella salutistica dei nostri anni

Bowls, Smoothies, alimenti “con” e alimenti “senza”. Alimenti senza zuccheri, senza grassi, senza glutine, senza lattosio, con maggior quantitativo proteico o vitaminico, con probiotici…

Un trend salutare che ci circonda nella quotidianità e ci perseguita sui social, promuovendo immagini di persone dal bel tono muscolare in abiti sportivi mentre camminano per strada con in mano uno shake proteico, con una poke in pausa pranzo e con succhi di frutta o estratti ad un aperitivo in compagnia.

Buone abitudini, anzi eccellenti, per promuovere uno stile di vita salutare. Ma quanto può essere effettivamente considerato Sano?

Un’era “healthy”, di nuovi cibi per rimanere in forma, di promozione della forma fisica attraverso sport all’aperto e corsi ginnici sempre nuovi, in contrapposizione con la precedente “pazza e sregolata” rappresentata dall’iconica top model Kate Moss.

La promozione di due stili di vita opposti, uno nato come reazione al precedente, ma che hanno diversi punti in comune.

Il primo: la moda.

Lo scenario è infatti il mondo del fashion, sia per la Moss sia per il mondo healthy, promosso dalle vip dei nostri anni.

Gli altri punti in comune? Il senso di necessità, di appartenenza, di inclusione.

La necessità di sentirsi parte di un qualcosa, di sentirsi per questo accettati. L’inclusione in una comunità (in questo caso promotrice del salutare) che crea senso di appartenenza, bisogno da sempre fondamentale per l’essere umano.

Non è ovviamente paragonabile l’effetto fisico e mentale, soprattutto con il passare degli anni, di queste mode. L’effetto a lungo termine, ad esempio, dell’utilizzo di una droga rispetto a quello di una colazione proteica è ovviamente abissale.

Ma in entrambe si ha un deleterio fattore necessario: la limitazione. Andava ristretto cibo, esposizione al sole e altre pratiche per il mondo della moda così come vanno eliminate, escluse, tutte quelle abitudini e alimenti che non rientrano nell’”healthy”, pena il senso di colpa e inadeguatezza.

Un’appartenenza che la Moss e le sue colleghe si sono ritrovate ad avere per un contesto, un ruolo lavorativo e sociale, dal quale era impossibile uscire, se non con la trasgressione. Gesti “inevitabili”, compiuti da giovani ragazze vittime di un mondo più grande e prepotente di loro che implicava tantissime, rigidissime restrizioni.


Identità di salute

a cura di

Lucia La Paglia

gastronoma e modella viterbese, classe 2000. Dunque una millennial con un passato di disturbi alimentari, esperienza comune tra molte coetanee e colleghe. Così, curare e prevenire i dca è diventata la sua missione. Si è laureata presso l'Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, dove ha iniziato a lavorare a suoi progetti, proseguendo con gli studi magistrali

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