20-06-2023

La magrezza impossibile: ovvero, il ruolo dei social network sui disturbi dell'alimentazione

I media presentano ideali di bellezza sempre più perfetti, o presunti tali, portando a una valutazione materialistica della persona. Le giovani ragazze quindi spesso cercano, e poi si aggrappano, a una identità “anoressica”

"Oggettivizzazione”: teoria per la quale un individuo viene pensato come oggetto e dunque viene disumanizzato, divenendo merce e strumento. È questo ciò che propongono i media, presentando ideali di bellezza sempre più perfetti e rivolti alla “magrezza” che portano a una valutazione materialistica della persona.

Infatti, come meglio descritto nella teoria psicologica Power and the Objectification of Social Targets, si ha la «frammentazione strumentale nella percezione sociale, una divisione della persona in parti che servono a scopi e funzioni specifiche dell’osservatore». Questa è quindi l’influenza che hanno le immagini mediatiche ed è così che gli adolescenti, sovraesposti a ciò a causa della familiarità con i mezzi multimediali, sono circondati da immagini irrealistiche.

Succede ad esempio con la magrezza dove, se da una parte le giovani ragazze sono consapevoli che la maggior parte delle figure filiformi non rappresentino la realtà, dall’altra tendono a ritenere l’ideale di magrezza normativo, reputando che quei corpi magrissimipubblicati online siano riflesso della realtà.

Conseguentemente, è da qui che nascono anche le identità di genere, in cui il corpo gioca un ruolo molto importante. La percezione del proprio corpo è strettamente legata all’autostima, sono infatti proprio le ragazze con una bassa considerazione di sé ad essere più colpite dal fenomeno dell’oggettivazione. Queste, quindi, esposte e “costrette” in qualche modo a modelli estetici perfezionistici, imparano che il corpo non è il loro e che il criterio di valutazione del valore è l’aspetto estetico. Ciò andrà poi inevitabilmente a incidere dal punto di vista cognitivo e fisico, il che verrà poi riscontrato nei risultati scolastici.

Tutto ciò però non è solo colpa dei social network, ma dell’esposizione che questa generazione ha alle immagini mediatiche (basta pensare alla televisione) fin dalla tenera età. Sono in particolare la televisione e la moda (riviste, foto, programmi…) a influenzare i disordini alimentari, si pensa addirittura ne siano stati i fondatori. Un distanziamento da questi può, di conseguenza, aiutare a prevenire o a curare, anche se al giorno d’oggi sembra quasi impossibile.

Fondamentale è però come poi i social network diano la possibilità di costruire la propria immagine corporea.

Un’elevata esposizione a contenuti relativi all'aspetto estetico è direttamente proporzionale all’incremento dei disturbi dell’immagine corporea fra le ragazze, che si verifica non tanto nell’utilizzare le varie piattaforme, ma nel tempo trascorso a scegliere e postare il contenuto.

Altro ruolo importante in questo caso è quello dei pari, i quali, tramite commenti durante la visione di immagini di modelle molto magre sulla soddisfazione corporea, provocano indirettamente vergogna relativa al proprio corpo. In parole povere: quando in un gruppo di giovani un ragazzo fa un apprezzamento alla foto di una modella chiaramente sottopeso minimizzandone l’eccessiva magrezza, suggerisce che il modello corporeo rappresentato è raggiungibile. Così, quella modella rappresenta un ideale di bellezza. Rappresenta un’icona. E la giovane donna, nel pieno delle sue insicurezze, farà di tutto per assomigliarle.

Le giovani ragazze quindi spesso cercano, e poi si aggrappano, a una identità “anoressica” determinata dall’associazione tra la condizione sociale di essere popolare e la presenza di tratti desiderabili. Il disturbo alimentare che ne deriva spesso permane a causa del rinforzo cognitivo, ovvero il senso di controllo, che la persona anoressica sente di avere nei confronti della vita.


Identità di salute

a cura di

Lucia La Paglia

gastronoma e modella viterbese, classe 2000. Dunque una millennial con un passato di disturbi alimentari, esperienza comune tra molte coetanee e colleghe. Così, curare e prevenire i dca è diventata la sua missione. Si è laureata presso l'Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, dove ha iniziato a lavorare a suoi progetti, proseguendo con gli studi magistrali

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