Due soci, un ristorante che chiuderanno sabato 2 aprile e un cantiere che contano di chiudere entro metà maggio, questo è oggi il Tino di Daniele Usai e Claudio Bronzi, telefono +39.06.5622778, il loro presente e il loro futuro, tra Ostia dove sono in pratica da 10 anni visto che aprirono l’8 maggio 2006 e Fiumicino dove riapriranno tra meno di due mesi. Ostia, che chi non vive a Roma nemmeno si immagina non sia un comune ma uno dei municipi che concorrono a formare la capitale, e Fiumicino che per i più è giusto un aeroporto tra mare a campagna e invece fa storia a sé.

Inaugurata l'8 maggio di quasi dieci anni fa, primavera 2006, la sede storica del Tino, il ristorante stellato del Lido di Ostia sul mare di Roma, chiuderà i battenti sabato 2 aprile
Lele è chef sincero e dal passo sicuro, un procedere in avanti senza improvvisare; Claudio un uomo di sala e di cantina con uno sguardo e attenzioni che vanno oltre la carta dei vini tanto da proporne una anche di tè, in cui credo, nulla da fighetta. Si stanno preparando al grande passo. E’ come se lasciassero un piacevole trilocale per un attico con super-attico e giardino pensile. Dal Tino che tutti hanno avuto modo di conoscere in questi due lustri hanno estratto il massimo, compresa la stella Michelin. Non vi è più nulla da conquistare, a meno di non rivoluzionare il guscio, la casa mantenendo la stessa linea di cucina di mare. E così sarà.
Dal Lido di Ostia, il nome esatto di questa frazione, si sposteranno sulla sponda destra dell’antica bocca del Tevere, poco prima dell’Isola Sacra, dove la famiglia Straulino, proprio quella, possiede un cantiere navale, il Nautilus. Proprio quella perché vi appartiene Agostino Straulino, scomparso a 90 anni nel 2004, ammiraglio e olimpionico di vela nel 1952. Nato sull’isola di Lussino nel 1914, allora e anche ora croata, ma tricolore tra il 1918 e il ’47, si descrisse con belle parole: «Sulla mia isola ho conosciuto il vento e l'ho fatto diventare mio amico».

Da metà maggio, il Tino dei soci Daniele Usai e Claudio Bronzi celebrerà i suoi riti golosi in questa struttura sulla sponda destra del Tevere, lato Fiumicino, al civico 127 di via Monte Candria
Usai e Bronzi aggiungono i loro lavori a quelli di un cantiere che sta uscendo dal letargo al 127 di via Monte Cadria, con l’area ristorativa, forte di due strutture distinte e un giardino, che si chiamerà Quarantuno dodici, ovvero la rotta nautica del porto. Il ristorante, su due piani, colori dominanti il bianco e il blu, ma la sala privata tenderà al rosso ocra, occuperà lo spazio più grande, mentre quello più piccolo sarà preso da un bar pasticceria e dalla scuola di cucina. Pensando alle due isolette del parco naturale di Porto Venere al largo di La Spezia, mi viene facile immaginare che verrà chiamato il Tinetto. Chissà.
Al nuovo Tino si pranzerà al piano terra e si cenerà al primo. Vi fossero un centinaio di metri in più, i due soci avrebbero ricavato anche un paio di suite. Di certo hanno creato una spa essenziale ma strategica. Non mi viene in mente un ristorante stellato con centro benessere, senza ovviamente fare riferimento a locande o alberghi.
Sei settimane circa e cambieremo lato del Tevere. Nell’attesa, mercoledì sera, ha cenato davvero bene gustando Gambero rosso, sarde affumicate, passion fruit; Fagioli, cozze e cotiche; Capellini al pino mugo e scampi; Risotto all’astice affumicato e vaniglia; Zuppa di crostacei, cedro e prezzemolo; Spatola, foie gras e patate; Limone, ricotta, mandorle ed erbe aromatiche. Nel bicchiere acqua, in tazzina tè. Bravi, molto contento.