06-05-2020
Piero Gabrieli, qui con Chiara Quaglia a Identità Golose, ci racconta difficoltà e sbocchi del mondo delle farine alle prese con l'emergenza Coronavirus
«Nei supermercati non si trova più la farina», ci si diceva l'un l'altro non più tardi di alcune settimane fa, tra lo sbigottimento reciproco e l'affiorare di una sorta di paura ancestrale: perché non bisogna risalire troppe generazioni, forse persino i nostri nonni o bisnonni hanno conosciuto quella condizione, antica più o meno quanto l'uomo, in cui la mancanza di farina era sinonimo di carestia, miseria, fame.
Sapevamo, nel pieno di questa emergenza, e sappiamo adesso a maggior ragione che non è il tempo né il caso di un assalto ai forni. Eppure qualcosa nel mercato delle farina s'è effettivamente rotto e va quindi riaggiustato al più presto; la ripresa non sarà facile, non è certo una chimera ma necessita di buoni strumenti per attivarla; l'iniezione di fiducia e ottimismo che ciascun attore del settore s'è fatto in questi giorni più distesi andrebbe accompagnata da equivalenti iniezioni di liquidità in una filiera che è come una catena con qualche anello che mostra crepe. Preoccupanti? Si vedrà, perché molti elementi di valutazione sono ancora imponderabili.
La sede di Molino Quaglia a Vighizzolo d'Este
«Abbiamo deciso di investire sulle persone e la scelta ha dato risultati straordinari, oggi i nostri collaboratori si sentono totalmente coinvolti, parte di un insieme coeso. Sono consapevoli della situazione e di un mercato futuro sul quale è difficile azzardare previsioni precise; e allora ognuno fa la propria parte, perché ha capito che solo così le soluzioni arriveranno più rapidamente. Respiriamo in questi giorni un'aria di generale entusiasmo»
INVESTIRE SULLE PERSONE - Spiega Gabrieli: «Il primo mese è stato complicato per l'improvvisa e obbligatoria separazione tra persone abituate a lavorare sempre fianco a fianco. Poi, poco a poco, abbiamo trovato la strada: per non allontanarci, abbiamo adeguato gli strumenti di comunicazione. Oggi siamo molto più uniti. Quando, dopo un paio di settimane di stop, abbiamo ripreso l'attività al Molino, mettendo in campo tutte le misure di sicurezza possibili e immaginabili, non abbiamo usato la cassa integrazione, per quanto dal punto di vista economico fosse sensato. Abbiamo invece deciso di investire sulle persone e la scelta ha dato risultati straordinari, oggi i nostri collaboratori - possiamo contare su un gruppo assai giovane - sanno raccontare l'azienda meglio di prima, perché si sentono totalmente coinvolti, parte di un insieme coeso. Sono consapevoli della situazione e di un mercato futuro sul quale è difficile azzardare previsioni; e allora ognuno fa la propria parte, perché ha capito che solo così le soluzioni arriveranno più rapidamente. Respiriamo in questi giorni un'aria di così generale entusiasmo, in azienda, da farci mettere in secondo piano l'aspetto commerciale, indubbiamente complicato. È come se ci sentissimo rinati».
RIPARTIRE, MA RIPARTIRE BENE - Gabrieli aggiunge una considerazione molto interessante: «Quando torneremo a mangiare fuori, avremo aspettative correlate alle esperienze precedenti. Ci sarà bisogno di un certo adattamento alla situazione, ovvio. E ci saranno le misure di sicurezza, ma poco male, troveremo il modo di gestirle in modo non troppo invasivo. Però è l'insieme che dovrà funzionare; non dobbiamo arrivare al punto da farci formulare un giudizio negativo, perché se rimarremo delusi non saremo stimolati a uscire di nuovo. Perciò è fondamentale che si riapra bene, con tutti i crismi, non in modo approssimativo e frettoloso. Il rischio è scoraggiare il mercato e allontanare il ritorno a una certa ciclicità nel consumo fuori casa, il ritorno sui livelli precedenti, a favore magari dell'asporto o del delivery».
L'e-shop di Molino Quaglia
La formazione di Molino Quaglia rivolta anche ai privati
Il Manifesto della pizza contemporanea
LA PASTICCERIA - A un altro settore molto importante per Molino Quaglia, quello della pasticceria, può dischiudersi un panorama ancor più favorevole. Gabrieli: «Non sono particolarmente preoccupato. Noi tutti siamo già abituati all'asporto dei dolci, poi vi sono svariati prodotti adatti alla spedizione, penso ai grandi lievitati, ai biscotti... Abbiamo visto infatti casi di successo in questi mesi (abbiamo ad esempio raccontato quello di Olivieri 1882, leggi qui). Credo che le pasticcerie usciranno molto più rapidamente dal tunnel, anche perché non sarà difficile modificare alcune nostre abitudini: il cappuccino con brioche, alla mattina, puoi consumarlo senza problemi in ufficio, o per strada, non accalcato al bancone».
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a cura di
classe 1974, milanese orgoglioso di esserlo, giornalista professionista dal 1999, ossia un millennio fa, si è a lungo occupato di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta su viaggi e buona tavola. Coordinatore della redazione di identitagolose.it e curatore della Guida di Identità Golose alle Pizzerie e Cocktail Bar d'autore. Instagram: carlopassera