24-10-2015
La ;inguina dimenticata di Stefania Di Pasquo, giovane cuoca della Locanda Mammì di Agnone, in provincia di Isernia. E' una linguina al Kamut Monograno Felicetti con roveglia (un legume dimenticato), tartufo bianco e caciocavallo. Domani in Expo si celebra il World Pasta Day, gli stati generali della pasta
Al penultimo appuntamento di Identità di Pasta, il format concepito da Felicetti e Identità Golose, sale in cattedra Stefania Di Pasquo, giovane cuoca della Locanda Mammì di Agnone, in provincia di Isernia, Molise, un piccolo paese a 800 metri sul livello del mare. La ragazza ha un profilo interessante. Intanto, è stata una delle prime allieve ad aprire un ristorante dopo l’apprendistato alla Niko Romito Formazione: «Non fu una decisione facile», ha spiegato a Eleonora Cozzella, colonna del format, «tale era il legame con la mia terra, che non ho esitato un attimo a tornare e riaprire un’attività in Molise, regione da cui spesso i giovani fuggono». C’è di più: Stefania è vicepresidente dell'Associazione Identità AltoMolise (IAM), sorta nel 2014 per promuovere lo sviluppo sociale ed economico molisano, dall’artigianato agli ingredienti: i soci fondatori hanno un’età media di 32 anni. Veniamo a noi. Il soggetto della lezione è la Linguina Dimenticata, cioè una linguina al Kamut Monograno Felicetti con roveglia, tartufo bianco e caciocavallo. Roveglia? «Sì», spiega lei, «è l’ingrediente dimenticato di cui parlo. È un legume, un pisello selvatico molto simile alla lenticchia. Si coltivava fino a 50 anni fa e poi non è stato più raccolto perché la pianta molto piccola e la raccolta molto difficile da meccanizzare. Può essere fatta solo a mano». La roveglia che utilizza Stefania è de Le Miccole, una piccola azienda agricola di Capracotta, altro piccolo centro da 800 anime, un paesino famoso soprattutto per le lenticchie e, da oggi, per la roveglia appunto (che si può chiamare anche “corbella”).
Stefania Di Pasquo ed Eleonora Cozzella, moderatrice degli interventi di Identità di pasta a Expo concepiti da Monograno Felicetti e Identità Golose
Il procedimento: «Si cucina la roveglia, in ammollo almeno 12 ore. Poi si cuoce in acqua e sale con un mazzetto aromatico classico: salvia, rosmarino, alloro e sale. Viene frullata, setacciata e se ne fa una purea. Parte della roveglia è essiccata per creare una guarnizione simile ai grani di pepe. Viene cotta risottata per circa 6 minuti. Si aggiungono gocce di olio aromatizzato al tartufo bianco», fatto naturalmente dalla cuoca, tenendo assieme olio e fungo per 6 giorni. Perché proprio la linguina Kamut? Per la consistenza tenace, molto adatta alla roveglia. «Ha infatti un diametro di 30% superiore al normale», interviene nella lezione Ricccardo Felicetti, patron del pastificio di Predazzo in Trentino, «ed è un prodotto soggetto alle variabili delle stagioni. La difficoltà del pastaio è quella di mantenere uno standard qualitativo costante, pur in condizioni di raccolta che variano di anno in anno. Rendere costante la qualità è difficile: i grani cambiano da una stagione all’altra. Ma ondulazione qualitative a livelli così alto sono indice di qualità».
La roveglia, piselli dimenticati e riesumati da Di Pasquo
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Veneziana d’adozione, materana per amore, è laureata in storia medievale e su tutto ama fare due cose: leggere e mangiare bene. Ha lavorato per anni in una casa editrice, ora lavora nell'ufficio stampa di Identità Golose e non potrebbe essere più felice