17-06-2022
Polpa di pomodoro, mozzarella di bufala e basilico, piatto al principio del prossimo menu estivo del ristorante Cracco in Galleria, Milano, al debutto martedì 5 luglio prossimo (foto Zanatta)
Finalmente nel salotto di Milano sciamano i turisti e al primo piano di Cracco in Galleria ci si prepara a un’estate intensa, come quella del 2019. Abbiamo provato molti dei piatti che comporranno il menu dal 5 luglio prossimo e siamo rimasti colpiti dall’identità molto forte espressa dal ristorante. A ben pensarci, la riflessione torna puntuale dagli inizi della saga, quando Carlo Cracco divideva nome, oneri e onori con la gastronomia Peck, nella prima sede di via Victor Hugo. Ci si andava per capire cosa diavolo avrebbero concepito questa volta il vicentino e Matteo Baronetto, nel sottoscala che ammaliava frotte di foodies da tutta Europa. Era solo il 2001 e il ventennio che ne è seguito ha espresso più cose sulle tecniche dell’alta cucina di quante non ne siano uscite in tutto il secolo precedente. Anche se, osserverà in modo brillante Carlo Cracco, «La Spagna di Ferran Adrià ha rivoluzionato la cucina ma non la ristorazione». Ora sembrano maturi anche quei tempi, ma intanto è impagabile sedere a quella tavola senza pensare per una volta alle infinite sfumature della sostenibilità, alla crisi del personale, ai soprusi sui commis, alle riforme urgenti che dovrebbero ridisegnare il cuoco del futuro. Siamo qui solo per riflettere e godere delle molteplici trame del cibo. Una cucina che, oggi come allora, non somiglia a nessun’altra ma in modo ancor diverso da allora, perché riflette il pensiero di un altro ragazzo one of his kind.
Luca Sacchi e Carlo Cracco, al lavoro insieme dal 2006. Sacchi cominciò come commis di pasticceria e ora è chef (foto Brambilla/Serrani)
Silvia Cuneo, 23 anni e Gianluca Sanso, 25 anni, wine manager. Sala giovanissima e competente
Il menu degustazione costa 200 euro. Tante le possibilità di degustazione al calice: Attraversando l'Italia (15 calici, 130 euro), Francia vs Italia (5 calici, 180 euro). C'è anche un wine pairing I Grandi Miti (3.500 euro per 6 calici), che ora include Alteni di Brassica Gaja 2006, Montrachet Grand Cru Jacques Prieur 2004, Clos de la Roche Humbert Lignier 2012, Chateau Lynch-Bages 1986, Barolo Riserva Borgogno 1947 e Chetaeu d'Yquem 1981
Calice d'avvio
Assaggi d'avvio: Burro al tuorlo d'uovo marinato (una droga che tenta a lato del tavolo per buona parte del pasto) e le tradizionali chips di riso croccante. Non inquadrati, i grissini
Insalata russa caramellata Piatto simbolo in carta al ristorante da che ne abbiamo memoria. Carlo Cracco ha rivelato dettagli inediti di recente. Luca Sacchi aggiunge: «L'insalata è l'origine dalla quale non abbiamo intenzione di allontanarci perché radice fondamentale dei nostri processi creativi. Pura tecnica manuale e l'inizio di un agrodolce, schema importante nella storicità della nostra tradizione»
Polpa di pomodoro, mozzarella di bufala e basilico C'è il pomodoro in due fogge: succo fresco e candito/concentrato. La mozzarella è una spuma e il basilico nella corolla croccante del bordo. Ci sono anche capperi, acciughe essiccate e origano. Un concentrato di italianità
Timorasso Morasso, Cascina Montagnola di Donatella Giannotti. Affinamento 12 mesi in acciaio, soste periodiche sulle fecce nobili e infine un anno in vetro. Una propaggine di Borgogna nei colli Tortonesi. E' un buon esempio di come sia cambiata con la pandemia la carta dei vini: Gianluca Sanso sta lavorando abbassando i ricarichi, soprattutto delle etichette italiane, spesso di piccole realtà
Trota marinata, patate e rosmarino Un piatto che gioca con trota e patate, un binomio popolare della tradizione italiana, qui entrambe marinate fino quasi a confondersi per gusto e aspetto. Il servizio è duplice: a destra c’è una patata americana marinata e fermentata nel miso, un poco di patata bollita, menta, rosmarino, trota del Garda marinata e polvere di rosmarino; a sinistra, un raviolo di pasta fresca farcito con uova di trota, menta e un brodo denso di patate arrosto e carcasse di trota. «Il brodo richiama le cotture al forno delle nostre domeniche d’infanzia, con aglio, olio e rosmarino a sfrigolare sul fondo del tegame», spiega Sacchi
Gamberi, pistacchi e barbabietole Gambero viola di Sanremo tipiedo (altro ingrediente feticcio di Cracco) con pistacchi e pasta di pistacchi a scaglie (al microplane) e barbietole cotte nell'alchermes, caffè e arancia. Quest'ultimo trittico è ispirato al Gelato dei poeti di Paolo Brunelli di Senigallia. Ed è anche un'evoluzione del brodo barbabietola, caffè e arancia, altro classico del ristorante. E' l'unico piatto della serie del menu primaverile (non rimarrà nel menu estivo)
Röttgen, Riesling della Mosella Riserva 2013 di Heymann-Löwenstein: profondità, mineralità e idrocarburi non strabordanti. Sembra ancora giovane e ha un potenziale d'invecchiamento molto elevato
Il sugo dell'orto e la sua scarpetta C'è un rituale che a tavola ci connota antropologicamente più della scarpetta? La nota rilevante di questo piatto è il jus a sinistra, interamente vegetale. «E' nato da una richiesta esplicita di Cracco», spiega Sacchi. Una bella sfida, accettata e vinta. Il jus è ottenuto dalla tostatura in forno degli scarti delle verdure della cucina, «Sedanorapa, pomodori, patate e carote messe dolcemente a sobbollire, filtrate e addomesticate da un'acqua di tartufo nero e Marsala e una noce di burro affumicato». Le verdure arrivano in gran parte dalla tenuta di proprietà Vistamare, a Santarcangelo in Romagna. Il pane della scarpetta è nero perché grigliato. Nessuna posata è servita «ci si deve sporcare le mani», raccomanda il cuoco. No waste, sensibilità vegetale, soddisfazione para-carnivora
Istade, Rosato Isola dei Nuraghi, Saraja. Un'altra chicca misconosciuta, questa volta dalla Sardegna. Beva fresca, sentori di pesca
Come un Borscht Piatto presentato a Identità Milano 2022 (leggi qui). Un lavoro enorme, storico-gastronomico, attorno al concetto del Borscht: è essenzialmente un impasto servito tiepido di gnocchi con barbietola (anche in estratto fermentato) e panna acida. Non troverete il cucchiaio apposta perché l'assaggio ha una coda finale...
...sul residuo del Borscht viene versato un brodo di manzo e maiale (in questo caso ricavato nientemeno che dal culatello di Massimo Spigaroli...), su cui si fa un'ulteriore, benedetta scarpetta con un pan brioches spezzato con semi di cumino, cotto a vapore. A margine c'è spazio per un condivisibilissimo lamento: «E' terribile come oggi ci sia assuefazione sulle notizie terribili che arrivano dall'Ucraina»
La ginger beer siciliana St. George, base di un piccolo cocktail servito appena dopo, Drink Green, con pomodoro verde, cetriolo, sedano, la parte verde del cipollotto, zenzero e menta. Freschezza vegetale e riazzeramento del palato
Salsa di bacalà alla vicentina, sogliola alla brace e cacao amaro Evoluzione di un piatto di capesante e soncino di alcuni anni prima, è un filetto di sogliola dell'Adriatico alla brace con una salsa di bacalà alla vicentina (che in realtà è stoccafisso) e sopra un croccante di burro di sogliola e cacao. Completa olio di rucola e ruchetta. Goduria, goduria, goduria
Lumachine Gentile e conchiglie alla marinara Di tutto il ventennio di Cracco - nelle due sedi milanesi - probabilmente il lascito più importante è quello legato ai primi piatti, di pasta secca e fresca, lo abbiamo ricordato spesso sulle nostre pagine. Questa preparazione procede nello stesso solco, figlio di intuizioni semplici ma folgoranti. Le lumachine del pastificio Gentile («una pasta verace e ricca come la terra che la produce», specifica Sacchi) racchiudono con la loro forma un condimento di cozze alla marinara, cioé «muscoli mondati dalle conchiglie in un fondo profumato con prezzemolo ed extravergine, vino bianco evaporato, un tocco di colore rosso e... un intruso». Delle prugne rosse e nere cotte con un fondo di cipolla, aglio, prezzemolo, e poi aggiustate con pepe bianco, noce moscata, basilico, peperoncino e acqua di cozza... Un piatto superbo, di acidità rotonde e masticazione pronunciata
Gevrey Chambertin Les Seuvrées 2016 del noto Robert Groffier: è il suo premier cru, in un piccolo villaggio vicino a Charmes Chambertin. «Un Pinot Nero segnato da uno splendido bilanciamento tra spezie e frutto», spiega bene Sanso. Un abbinamento favoloso col piatto che segue
Coda di bue brasata, ciliege, cerfoglio e cumino Di solito il ponte tra pietanze salate e dolci arriva col pre-dessert. In questo caso è un secondo ad amalgare note dolci e sapide nello stesso piatto, anticipando le dolcezze crescenti del finale. La coda di bue alla vaccinara arriva qui con le ciliegie al posto delle uvette e il cacao si trova nell'impasto simile a un bignè, ma cotto a vapore, come un biscotto morbido. All'interno coriandolo e cumino richiamano gli stufati della tradizione persiana e nord-africana, carne chiusa spesso da impasti morbidi e dolci. Brezze mediorientali in Galleria
Mandorla, sorbetto di Nocino, scalogno e caviale Spremuta, "latte" di mandorle fresche e sorbetto («una quasi granita») di liquore Nocino: due frutti a guscio che si richiamano e si supportano nella loro assonanza organolettica e cromatica. Poi una punta di scalogno leggermente amaro, della panna fresca e il tocco leggermente sapido del caviale Royal Siberian Caviar, metodo Malassol. E' un assemblaggio di elementi complementari, di temperature e contrasti. E' l'evoluzione di un piatto che nacque come omaggio al creativo Bob Noto
Fragola, fragolina e fragolino «Dall'azienda agricola di proprietà a Santarcangelo sono arrivate un mucchio di fragole»: la loro polpa è unita a fragoline di bosco, shiso rosso, un sorbetto di fragole e angostura (molto presente), zucchero di fragola e fragolino autoprodotto. La freschezza fruttata dopo l'opulenza. Un dessert che va a sparire con la stagionalità (e sarà sostituito da un Pesca e mango abbrustoliti con peperone e liquirizia, che attira solo dal nome)
Crema leggera ai capperi salati con lime e limone Una panna cotta (ma più cremosa) capovolta con l'aroma dei capperi in forma di spezie e, sopra, una gelatina concentrata di limone. Ancora una volta, un dolce non dolce. L'epilogo felice di un pasticcere diventato cuoco
Il punto di Gabriele Zanatta: insegne, cuochi e ghiotti orientamenti in Italia e nel mondo
di
classe 1973, laurea in Filosofia, coordina la Guida ai Ristoranti di Identità Golose e tiene lezioni di storia della gastronomia presso istituti e università. instagram @gabrielezanatt
A sinistra, lo chef Carlo Cracco e a destra Luca Sacchi, la sua ombra al ristorante Cracco, Milano. Foto Brambilla-Serrani
La Quaglia ingioiellata, uno dei piatti al debutto il 27 marzo prossimo nel menu di Cracco in Galleria. A destra, Luca Sacchi, chef nell'ombra di Carlo Cracco. Insieme, terranno lezione al MiCo di via Gattamelata, Milano, domenica 10 marzo, ore 10.45. Per iscrizioni, clicca qui
Il dessert Al_Pino di Paolo Griffa e Titti Traina foto: Niloofar Yamini