04-08-2015
Nel 4 mani che sabato 11 luglio ha visto protagonisti a Identità Expo S.Pellegrino il brasiliano Rodrigo Oliveira e l'italiano Cesare Battisti, le fondine della Hering-Berling hanno accolto i Ditalini tiepidi ai peperoni dolci, stracciatella, erbe e insalate, croccante alle acciughe e limoni sotto sale di Battisti
Più i social entrano nella quotidianità e più ci scordiamo, tutti presi da foto e tweet, che il buono in cucina conta più del bello, specie se si tratta del bello di una foto magari preparata a lungo come si fosse su un set fotografico. Quello che dovrebbe essere visto come un buon piatto è spesso accantonato a favore di un bel piatto perché l’immagine è tutto.
Per fortuna non è tutto e sempre così. A Identità Expo il bello non è fine a se stesso, ma di concreto supporto alla qualità delle portate. I piatti stupiscono regolarmente, intendo proprio le stoviglie prima ancora che le preparazioni degli chef che si alternano in cucina. Portano la firma Hering-Berlin dove Hering è il cognome di chi diede il via a tutto nel 1992, Stefanie Hering, e Berlin è Berlino dove l’azienda ha sede, con la produzione a Reichenbach, comune di nemmeno mille anime.
Foto ricordo un sabato di luglio sulla terrazza di Identità Expo. Sedute, a destra Stefanie Hering e a sinistra Cristina Guidi, titolare con il marito Alessandro Guidi, in piedi con gli occhiali, della Caraiba a Zola Predosa poco fuori Bologna. Il lui sulla sinistra è Goetz Esslinger, uno dei tre titolari della Herling-Berlin e marito di Stefanie
Come spiegare l’importanza delle stoviglie, cambiano i profumi come con i bicchieri? “Questo no. E’ una questione di proporzioni tra il cibo e il suo contenitore, si deve raggiungere quell’equilibrio che esalti il lavoro dello chef e tocchi i sensi del cliente quando il tutto gli viene servito. E’ sempre una questione di emozioni”.
E il servizio va di pari passo: “E’ il cuoco che deve sentire in cosa servire le sue creazioni. Noi dobbiamo fornirgli i mezzi per esaltarle. Il mio lavoro in fondo è semplice: contano le proporzioni tra cibo e piatto, uno non deve prevalere, soprattutto non deve mortificare la preparazione, darle invece una forma perfetta perché ai livelli di ristorazione che può permettersi queste spese l’ospite deve cogliere la perfezione. Non possono esserci dubbi su questo. Un esempio: tempo fa uno chef francese comprò un nostro servizio e quando un amico ci chiese dove andare a pranzo in una certa regione, mi ricordai di quel posto e glielo consigliai. Poi mi disse che all’antipasto chiamò il cuoco e gli chiese il perché di piatti brutti, sciatti. Riservava il servizio bello alla cena, non esiste. Se hai una cifra, quella deve essere, sempre. Non esiste che uno stesso posto cambia pelle tra pranzo e cena così radicalmente”.
Attività, idee e protagonisti dello spazio di Identità Golose all'Esposizione Universale 2015
a cura di
nato a Milano nel marzo 1955, al Giornale per 31 anni dividendosi tra sport e gastronomia, è ideatore e curatore dal 2004 di Identità Golose. blog www.paolomarchi.it instagram instagram.com/oloapmarchi