Foto Brambilla-Serrani
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Il padre è stato uno dei migliori agricoltori della provincia di Catania. La madre era figlia di allevatori. Che la terra e i suoi frutti, dunque, fossero nel destino di Giuseppe Li Rosi era proprio scritto nel dna. Ma prima di approdare al grano in tutte le sue forme, è passato dall’elicicoltura e da alcuni tentativi di coltivare i cereali non andati a buon fine. È stato diventando commissario straordinario della Stazione sperimentale di Granicoltura di Caltagirone che la sua vita professionale ha avuto la svolta decisiva, virando in direzione di quei grani siciliani autoctoni che, negli anni a venire - come lui capì subito - avrebbero avuto un gran successo.
Da quella prima intuizione del 2011 sono passati anni, nell’arco dei quali Li Rosi, restando sempre a Raddusa, suo paese di origine, ha fondato Simenza, Cumpagnìa siciliana sementi contadine, un’associazione culturale nata nel 2016 per difendere uno dei più preziosi patrimoni della Sicilia, la biodiversità. L’idea di partenza era di difendere quella cerealicola (di soli grani, l’isola conta 52 varietà, 5 teneri e 48 duri). Ma ai cereali si sono uniti i legumi, poi gli animali e il tutto ha finito col coincidere con una spinta a guardarsi meglio dentro per tutelare la biodiversità per eccellenza, quella umana, perché «chi più di noi siciliani è frutto di tante commistioni?».
Simenza raggruppa 170 produttori che si sono moltiplicati dai 70 iniziali, imparando a stare insieme nonostante, a volte, la diversità di vedute. Ha recuperato un vecchio sapere e lo ha messo al servizio di tecniche moderne facendo retro-innovazione. Questo ha permesso alla Cumpagnìa di avere commesse da grandi aziende ed ha dato quindi la possibilità agli associati di risolvere i problemi economici legati alla gestione delle imprese, spesso a conduzione familiare. Sono stati creati un comitato tecnico-scientifico col compito di redigere un disciplinare di produzione ed un marchio di garanzia accreditato.
Relatore a Identità Milano 2019.
a cura di
giornalista appassionata del buon bere e del buon mangiare, ama andare in giro a scoprire posti nuovi, artigiani del gusto, materie prime che narrano la storia di un luogo, ristoranti che valgono il viaggio e vini da assaporare. E poi racconta tutto questo dalle pagine di un quotidiano, di un giornale online, di una rivista specializzata
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Davide Sarti, a sinistra, e Pasquale Polito, fondatori di Forno Brisa. Che non è solo un panificio, ma ha anche una roastery dove produce il proprio specialty coffee e una produzione di cioccolato bean to bar
La Margherita Extravergine® di Massimiliano Prete esalta la bontà della ricotta di capra Cascina Badin. Ha una base croccante realizzata con grano evolutivo raccolto 2019, guarnita con pomodorino di collina del Vesuvio, pesto di basilico e pistacchi di Bronte
La Margherita Extravergine di Massimiliano Prete. L'impasto è di Petra Evolutiva. Sopra, una salsa di pomodoro vesuviano a lampadina di Marianna D’Auria, poi una ricotta di capra di Martino Patti, infine un pesto di basilico e pistacchi di Bronte «in onore del grande maestro Corrado Assenza».