18-06-2019
François-Régis Gaudry, lionese, 43 anni, popolare food write francese
Continua la nostra serie dedicata ai più interessanti food writer e critici gastronomici del momento. Dopo il franco-catalano Philippe Regol, è il momento del francese François-Régis Gaudry
Quando e dov'è nato? Sono nato vicino a Lione, il 19 agosto 1975. Qualcosa di rilevante sulla sua formazione: quali percorsi ha seguito per diventare un critico gastronomico? Dove vive? Mi sono laureato alla Sciences Po a Parigi. Per prima cosa, ho lavorato per Le Guide du Routard, una guida turistica francese. Ho viaggiato e scritto reportage dall’estero. È stato allora che ho iniziato a recensire ristoranti. Abito a Parigi e quando non devo registrare il mio programma alla radio, passo il weekend con la mia famiglia, nella mia casa in Normandia. Quando e come è nata la sua passione per il cibo e i ristoranti? Ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia di gourmet. Mia madre è un’ottima cuoca e ho sempre amato la cucina di mia nonna. Parte della mia famiglia viene dalla Corsica, dove la gastronomia ha radici profonde, e mio padre mi ha portato in grandi ristoranti già da quando ero piccolo, il che mi ha permesso di scoprire grandi cuochi come Paul Bocuse a Lione. Quando ha iniziato a scrivere? Di fatto ho iniziato per Le Fooding negli anni Zero. Per loro ho recensito ristoranti. Poi sono stato assunto come critico gastronomico da un quotidiano nazionale, L’Express.
"On Va Déguster la France", l'ultima fatica editoriale di Gaudry (si acquista su Amazon)
I cuochi che gli hanno cambiato la vita? Passard e Bottura
Quali piatti memorabili ricorda? L’asparago di Alain Passard. Lo chef prende un mazzo di asparagi spessi, della Provenza, li cucina lentamente in verticale, nel burro, per tre ore, in una cocotte. Il risultato è un asparago dalla punta croccante, mentre lo stelo si scioglie in bocca e la base è caramellatala! Il sushi perfetto da Sushi Saito a Tokyo. Tutte le lingue del mondo di Massimo Bottura: il procedimento è fantastico, c’è un significato simbolico molto forte, e la degustazione è un’esperienza straordinaria. Alta cucina o cucina informale? Dipende dall’occasione! Meglio un’esperienza di cucina informale, fatta di prodotti locali, piena di semplicità e autentica. Ma c’è sempre spazio per l’alta cucina, a patto che il ristorante si focalizzi sull’inventare la gastronomia del futuro, basata su prodotti di stagione e con un approccio attento all’ambiente. Come critico gastronomico, più passa il tempo, più cerco emozioni dirette, sincere.
Il piatto che lo ha cambiato? L'Asparago di Passard e Tutte le lingue del mondo, ancora di Bottura (nella foto di Carlo Benvenuto)
Il cuoco più sottovaltutato? Pascal Barbot, L'Astrance
I più importanti food-writer e gastronomi si raccontano
di
A cura della redazione di Identità Golose