Uno scatto nella canicola

Immortalare il silenzio, la precisione e l'equilibrio. Nel caldo torrido di Expo a luglio

26-08-2015
a cura di Francesca Brambilla e Serena Serrani

Caldo, molto caldo... Ci guardavamo intorno, esterrefatte. Non eravamo al mare, né in qualche luogo esotico. Eravamo a Expo, a Milano. Certo, era luglio. Certo, era estate. In estate fa caldo, ma così torrido no. Ci guardavamo intorno, mentre camminavamo spinte dalla massa di persone: facce paonazze, sudate, confuse per tutto ciò che c’era attorno. Troppo da visitare.

Voltammo lo sguardo alla nostra sinistra, verso la piscina all’ingresso di un padiglione bambini che giocavano indisturbati. Poco più avanti, un capannello di ragazzi nel mezzo di un praticello con birre e patatine fritte che ridevano, indifferenti al caldo. Ancora, una coppia di anziani seduti su una panchina: scrutavano la cartina dell’Esposizione, cercando refrigerio in un gelato. Piano piano, nella distrazione della magia, raggiungiamo la nostra meta. Quante foto avremmo voluto scattare in quel breve tragitto. Quanti attimi avremmo voluto fermare. Quante emozioni avremmo voluto rubare. Quanta ricchezza in quei metri, in quei giorni caldi da far mancare il fiato. 

Ma eccoci giunte al nostro regno: imbracciamo la macchina fotografica e, dopo tanto rumore, i timpani si isolano e gli occhi si fondono con la macchina fotografica. L’anima cattura il silenzio, la precisione, l’equilibrio.


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