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«Se un cuoco ti tira una pentola come reagisci? Mi scanso e continuo a fare il mio lavoro». Questa la risposta che lo chef napoletano Francesco Apreda, classe 1974, ha dato durante un colloquio di lavoro per un prestigioso ristorante di Londra, Le Gavroche, per il quale si presentò a soli 23 anni. Non è chiaro oggi se quest’affermazione valse a fargli ottenere il posto in questione ma una cosa è certa: la frase sintetizza chiaramente la personalità del cuoco. Disciplina, duro lavoro e grande umiltà sono le carte che hanno permesso allo chef di approdare da una piccola realtà come Formia - dove si diploma a 19 anni all’Istituto alberghiero - all’Imago dell’Hassler di Trinità dei Monti, nel cuore di Roma e, dalla primavera 2019, alla nuova avventura dell'Idylio by Apreda al Pantheon Iconic Hotel, subito premiata con la stella Michelin (dicembre 2019). Nel primo ha esercitato dal 2003 il ruolo di executive chef del ristorante al sesto piano dell’albergo, districandosi egregiamente tra la mole di lavoro ben più intensa di quella della semplice, per così dire, gestione di un ristorante. Accanto all’impegno che comportava dirigere le tempistiche, il servizio, gli eventi e non da ultimo il bilancio di una macchina oliatissima come l’Imago, Apreda si occupava di gestire due spazi esterni dell’hotel, Il salone Eva e il Palazzetto, destinati a una cucina più informale. Da Formia a Roma, però, il salto non è stato diretto. Il giovane chef, appena ventenne e con una breve esperienza da commis all’Hassler di Roma, si lancia all’avventura fuori dai confini nazionali. La curiosità incontenibile e la sete di conoscenza lo catapultano prima a Londra, al ristorante italiano Ibla, per passare poi a Le Gavroche, dove rimane un anno e mezzo, trampolino fondamentale per approdare infine al Green Olive, che riceve in gestione a soli 26 anni. Cinque anni dopo, l’Hassler lo richiama per gestire il ristorante Cicerone dell’Hotel Imperiale di Tokyo. I tre anni in Giappone permettono allo chef di apprezzare e interiorizzare a pieno la cultura gastronomica nipponica. Il cerchio si era chiuso con il ritorno a Roma nel 2003 al timone dell’Imago, un punto d’arrivo ma anche di un nuovo inizio, coronato nel 2009 con la stella Michelin e, nel 2019, con la nuova promettente avventura. La sua cucina contemporanea testimonia fedelmente la natura cosmopolita di questo giovane talento: lo slancio creativo, con uno sguardo costante alla tradizione italiana e campana, abbraccia l’Oriente e di recente anche l’India, con i numerosi blend di spezie ai quali ricorre sempre più spesso nei suoi piatti. Una realtà, quella indiana, che sta scoprendo anche grazie alla consulenza che oggi presta a due ristoranti in loco, Vetro a Mumbai e Travertino a New Delhi.
di
Romana, Master in comunicazione e giornalismo enogastronomico, è fan dei romanzi thriller e cuoca per diletto, non potrebbe mai rinunciare al vino, alla Puglia e a Maori, il suo bracco goloso di tutto proprio come lei
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