Dopo il primo evento a Milano lo scorso maggio, The Orientalist Spirits di Michel Lu torna in Italia: un'occasione per incontrare barman di fama mondiale
Che cosa si nasconde dietro le luci e la vivacità di un bancone di un bar? Drinklist, guest shift, eventi internazionali… di cui autori e protagonisti sono uomini e donne, che spesso non hanno il tempo di fermarsi e riflettere sui loro obiettivi, sulla scelta di vita fatta e sulla responsabilità verso i propri collaboratori.
È quanto, invece, si è chiesto e si sta chiedendo la community di bartender, Barstars, creata da The Orientalist Spirits. Otto professionisti di fama internazionale, provenienti da tutto il continente asiatico, animano una piattaforma esperienziale che ne vuole evidenziare talento, creatività, professionalità e l’indubbia influenza che hanno nel mondo della miscelazione contemporanea.
In poco più di due anni, Barstars si è trasformato in un tour globale, che ha toccato tutto il mondo e anche l’Italia. Un primo doppio appuntamento lo scorso maggio è stato a Milano, con un talk da Lubna e una serata di guest shift da Moebius. Il primo, moderato da Chiara Degl’Innocenti e Penelope Vaglini, founder di Coqtail for fine drinkers, è stato un excursus dietro le quinte della vita di front man e front woman che hanno fatto del bar la loro ragione di vita.
Ognuno dei presenti si è svelato nelle sue ambizioni, nei sacrifici che li hanno portati ai vertici delle classifiche internazionali ma, nel contempo, a scontrarsi con la realtà di un lavoro lascia poco tempo alla vita personale. Il panel ha permesso di aprire una porta su un continente asiatico fatto di aspirazioni e vittorie nel contribuire alla crescita della miscelazione attuale sia in termini di talenti sia di ingredienti. Ma allo stesso tempo, ha permesso di scoprire il profondo senso di responsabilità e la consapevolezza di dover tutelare la propria salute e dei propri collaboratori, al fine di rendere la professione di barman sostenibile e a misura di persona.
L’Asia inoltre, rappresenta forse un continente in forte crescita ed evoluzione anche in termini di contaminazioni e collaborazioni. Tra gli otto presenti, Philipp Bischoff del BKK Social Club (Bangkok) e Holly Graham del Tokyo Confidential (Tokyo) rappresentano i colleghi occidentali, che hanno trovato fortuna in questo continente e che riescono a contribuire attivamente nella crescita dell’Asia come destinazione del bere bene, insieme a calibri da novanta come Terry Kim dell’Alice Cheongdam di Seoul, Kai Ng del Quinary di Hong Kong, Millie Tang di Taiwan, Peter Chua del Night Hawk di Singapore, Jon Lee del Penrose di Kuala Lumpur e Yao Lu di Union Trading Co. a Shangai.
Tutte stelle del bar che l’imprenditore Lorenzo Querci e i suoi soci hanno ospitato dietro il bancone di Moebius insieme al bar manager Giovanni Allario, in una serata memorabile.

Il talk dal titolo "Navigatin the modern bar world trends, mental health & the reality behing the bar" ha raccolto profesisonisti italiani, che hanno potuto misurarsi con le esperienze internazionali degli 8 colleghi moderati da Penelope Vaglini.
L’appuntamento ideato dal fondatore di The Orientalist Spirits, Michel Lu, avrà presto una seconda tappa a Torino in occasione del gala de The World’s 50 Best Restaurants con due esperienze internazionali di miscelazione e cucina d’autore dal titolo Bridging Worlds da Piano35. La sera di mercoledì 18 giugno dalle ore 22.30 il Lounge Bar ospiterà tre bar presenti nella World’s 50 Best Bars ovvero Lola Lau punto di riferimento della miscelazione in Cina; Demie Kim e Byung Seok Lee del Zest di Seoul; Charly Aguinsky e Joaquin Buquicchio del Tres Monos a Buenos Aires.
Giovedì 19 invece saranno protagonisti di un pranzo esclusivo Matthew Leong, chef tre stelle Michelin a Stravanger in Norvegia e Christian Balzo – resident chef di Piano 35–, e d accompagnarli nel pairing con i drink, Lola Lau. Come sottolinea Michel Lu, “questi eventi sono più di una semplice vetrina di talenti: sono una celebrazione dell’ospitalità globale, di storie condivide e un promemoria del fatto che il linguaggio del gusto non conosce confini”.