09-05-2017
L'ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama tra Bobo (a sinistra) e Francesco Cerea, due dei tre fratelli pluristellati del Vittorio a Brusaporto in provincia di Bergamo
Avrei voluto essere invisibile presenza alla cena in onore di Barack Obama la sera di lunedì 8 maggio a Milano, vigilia del suo discorso alla terza edizione di Seeds&Chips, The Global Food Innovation Summit in fiera a Rho. Avrei voluto vedere la sua faccia al momento di accomodarsi a tavola a Palazzo Clerici, struttura seicentesca alle spalle della Scala, scelta anche perché distante poche centinaia di metri dal Park Hyatt, il 5 stelle lusso dove soggiorna l’ex presidente degli Stati Uniti, tre i piani riservati per lui e il suo entourage.
Non può non essere rimasto impressionato dagli affreschi del Tiepolo. Risalgono a quasi tre secoli fa, al 1740. «Facciamo di certo una gran bella figura come italiani», ha detto Francesco Cerea. Già le sole foto lasciano senza respiro, figuriamoci dal vivo. Il cognome Cerea è una garanzia di successo quando si tratta di deliziare giocando in trasferta. Facile giocare in attacco in casa dove tutto ti è amico, meno lontano dai fornelli amici. E’ toccato infatti al Vittorio di Brusaporto vicino a Bergamo, organizzare una tavola per venti commensali in
Due su venti hanno chiesto un menù speciale, Monti e la Versace, tutti gli altri si sono in un certo senso accodati all’invitato. Un solo desiderio: bere italiano, dall’inizio alla fine. Traduzione: italiane anche le bollicine. Così, quando alle 18.30 i camerieri hanno iniziato a servire i finger food a passaggio, nei calici è stato versato del Trento Ferrari Maximum Brut e Francesco Cerea al telefono quasi ride: «E’ una selezione da Vittorio che la famiglia Lunelli etichetta per noi». A conferma che la pubblicità è l’anima del commercio, perché non approfittare dell’occasione?
Il Tiramisù moderno di Chicco e Bobo Cerea
Alle sette e mezzo tutti a sedere. Con un imperativo: fine evento alle ore 21. Primo, secondo e arrivava già il dolce: Gnocchetto di ricotta, cuore di branzi, barba dei frati e tartufo nero di Norcia; Spallina di vitello al Porto bianco («Mi raccomando Paolo, non Porto e basta: Porto bianco, è importante»); quindi l’asso di cuori: Tiramisù moderno. «Abbiamo scelto questo dessert perché è il dolce italiano famoso ovunque nel mondo. Solo che vi abbiamo aggiunto un nostro pensiero e l’abbiamo reso una mattonella». I vini? Sauvignon 2015 di Attems, Merlot-Corvina Corte Giara 2015 di Allegrini e Moscato d’Asti Ca’ Du Sindic 2916 di Sergio Grimaldi.
La Sala Tiepolo di Palazzo Clerici a Milano prima della cena in onore di Barack Obama
Gli appuntamenti da non perdere e tutto ciò che è attuale nel pianeta gola
a cura di
nato a Milano nel marzo 1955, al Giornale per 31 anni dividendosi tra sport e gastronomia, è ideatore e curatore dal 2004 di Identità Golose. blog www.paolomarchi.it instagram instagram.com/oloapmarchi