Leonor Espinosa

Brambilla-Serrani

Brambilla-Serrani

Leo

calle 65bis # 4-23
Bogotá
Colombia
+573176616866

Nata a Cartago, nella Valle del Cauca, anno 1963, la vocazione di Leonor Espinosa è piuttosto tardiva rispetto alla media dei colleghi: prima di appassionarsi alla cucina, ha studiato Arti plastiche nella Scuola delle Belle Arti di Cartagena de Indias - la perla del litorale caraibico della Colombia, nazione che s’affaccia sull’Oceano Atlantico ma anche sul Pacifico, a sud dello stretto di Panama – e all’Economia all’Universidad Tecnológica di Bolívar. Un profilo curioso e poliedrico, sviluppato prima di interessarsi tout court alla ristorazione, nell’anno 1998, a 25 anni.

Un altro quarto di secolo dopo, possiamo annoverare il ristorante Leo di Bogotà nella lista dei ristoranti più acclamati al mondo: 48° nella 50 Best globale e 13° in quella continentale dell’America Latina, edizioni 2022. Per le capacità tecniche, certo – Espinosa è stata anche votata miglior chef donna dalla stessa istituzione - al mondo ma soprattutto per la volontà di incorniciare come nessuno i ciclobioma della Colombia, un paese che vanta una biodiversità animale e vegetale tra le più dense al mondo, un patrimonio di cui sappiamo ancora pochissimo perché, nei fatti, il paese equatoriale è uscito da un’oscura guerra civile pluridecennale solo nel 2016.

Leo è la tavola che meglio di tutte esprime il mestizaje, il meticciato di un paese che incrocia suggestioni amazzoniche, andine, caraibiche, pacifiche, arabe, africane, spagnole, indigene. Soprattutto, Leo e la figlia Laura, responsabile de La Sala de Laura, al piano superiore rispetto al ristorante più celebrato, voltano i riflettori puntati su di loro a tutti quegli attori che appartengono a piccole minoranze, a lungo relegate nel silenzio. Comunità africane e indigene invisibili, flagellate da problemi di violenza sociale e private delle loro risorse fondamentali. Quattrocentocinquantamila persone appartenenti a 81 gruppi etnici, che parlano 64 lingue diverse. Un patrimonio antropologico e culturale tenuto sotto silenzio fino ad appena 3 decenni fa.

«La cucina è un veicolo sociale importante», spiega ogni volta che può Leonor, «perché può contribuire a risolvere i problemi di un paese. Sostenendo loro e le specie vegetali e animali di cui si prendono cura, possiamo proteggere comunità preziose, promuovere la sicurezza alimentare del paese, scrivere la nostra complessa identità culinaria». Una missione che le è valsa il prestigioso Basque Culinary World Prize nel 2017. Temi che porta avanti ogni singolo giorno anche come presidente di Funleo, organizzazione no profit dedicata a promuovere il welfare sociale di quelle comunità etniche e rurali. 

Espinosa è anche autrice di due libri importanti: “Leo el Sabor” e “Lo que cuenta el caldero”.

Approfondimenti:
La cucina del ristorante Leo di Bogotà
Leo sulla Guida di Identità Golose

Ha partecipato a

Identità Milano


a cura di

Gabriele Zanatta

classe 1973, laurea in Filosofia, coordina la Guida ai Ristoranti di Identità Golose e tiene lezioni di storia della gastronomia presso istituti e università. 
instagram @gabrielezanatt