17-07-2023
Davide Ruotolo, pizzaiolo al Palazzo Petrucci di Napoli
Da piccolo, Davide Ruotolo passava ore a guardare lavorare pizzaioli e barbieri. «Continuavo a far passare avanti le persone e rimanevo incantato fantasticando di diventare come loro», racconta il pizzaiolo di Palazzo Petrucci a Napoli. Finito di frequentare il liceo di Scienze umane, però, l’ancora giovane professionista (sul suo certificato di nascita c’è scritto "1996") non ha avuto alcun dubbio su quale strada seguire: «Fare il pizzaiolo m’ispirava di più e non conoscevo barbieri famosi a livello internazionale. Certo, avessi scelto diversamente, avrei sicuramente trascorso a casa molti più weekend», dice sorridendo. È stata una buona scelta, se calcoliamo che Ruotolo è stato premiato nel 2022 come "Miglior giovane" della 50 Top Pizza 2022 e "Pizzaiolo dell’Anno 2023" per il trofeo Tutto Pizza Contemporanea.
UNA STORIA ATIPICA. Quella di Ruotolo non è la classica storia del pizzaiolo. A partire dalle sue origini che, natali partenopei a parte, poco hanno a che fare con gli impasti. Papà cardiologo, mamma tedesca che si è dedicata ai figli, una sorella sulla via della magistratura e un fratello che studia per diventare medico odontoiatra. Racconta Davide: «Sono sempre stato il ribelle di casa: quando spiegai a mio padre di voler fare il pizzaiolo pensò si trattasse di un capriccio. Ricordo ancora la sua felicità quando gli dissi che andavo a impastare a Dubai: in quel momento ha capito che ce l’avevo fatta. Lo ringrazio perché, anche se non amavo studiare, mi obbligò a finire il liceo. E pensare che oggi passo molto tempo a studiare farine, lavorazioni e ingredienti della pizza, dal pomodoro al fiordilatte».
LA CLASSICITÀ NON È SEMPLICE. «Sarà scontato, ma credo che in tema di pizza la semplicità sia piena di difficoltà», sottolinea il creatore della Davide Ruotolo 2.0, una focaccia origano e Parmigiano Reggiano, stracciata di bufala, zeste di limone, pomodorino ciliegino semi-dry, olio evo e basilico, diventata in breve tempo una pizza signature. «Le pizze con poche ingredienti, come la marinara e la margherita, sono tra le più difficili da fare: se non usi un buon pomodoro, un buon fiordilatte e un ottimo olio evo, si resta nell’anonimato», spiega il pizzaiolo che viaggia a una media di 400 pizze al giorno nei giorni infrasettimanali che arrivano a 1.700/1.800 nel weekend. Numeri da capogiro per un lavoro certosino di organizzazione, anche nel ricambio delle 7 pizze stagionali (tra cui quella realizzata in collaborazione con lo chef stellato Lino Scarallo di Palazzo Petrucci Ristorante) che si aggiungono alle 7 classiche e alle 3 fritte.
IL FUTURO. «Sogno di diventare un “professore” della pizza e dei lievitati». Cosa in parte già riuscita con la sua nomina a direttore tecnico del nuovo Club della Pizza di Napoli. «E sogno anche di restare tra i migliori, anzi, di migliorare sempre insieme con tutto il team senza il quale potrei fare poco», ammette Ruotolo che dopo un mese di corso con Fabio Cristiano di Da Gennaro dal 1956, e qualche mese iniziale a Palazzo Petrucci, si è fatto le ossa nella catena Farinella. «Senza quell’esperienza non credo che sarei stato qua e non avrei la possibilità di dare alla mia famiglia (è già papà, ndr) tutto ciò che merita».
di
Giornalista catanese a Milano, classe 1966. «Vado in giro, incontro gente e racconto storie su Volevofareilgiornalista» e per una quantità di altre testate. Inscalfibile
Spaccanapoli vista dal terrazzino di una delle camere del Santa Chiara Boutique Hotel, struttura che fa parte del progetto Teritoria di Alain Ducasse