22-10-2020
Sgomberiamo il campo da possibili equivoci e dubbi: la Lavazza, per come l’abbiamo sempre conosciuta, nacque nel 1895 a Torino grazie a Luigi Lavazza. Tutto quello che è giunto a noi, sotto forma di diversi concetti e prodotti, ad esempio il caffè Paulista di tanti caroselli televisivi e delle mie prime tazzine fumanti o, in anni ben più vicini a noi, la gamma Tierra, è figlio di quel primissimo passo.
In pratica lo è anche l’ultimissimo atto, solo che è davvero come se il colosso torinese avesse lanciato un brand che nasce in uno stabilimento realizzato su Marte e non a Settimo Torinese, all’interno di un’area costellata di tante strutture produttive al punto che non riesci a contarle una volta oltrepassato l’ingresso.
La chiave è quindi quel terzo termine: Designers. Ben più di una le possibili traduzioni. Visitata la nuova fabbrica, totalmente indipendente da tutte le altre attorno, eretta su una superficie vuota, all’estremo opposto dell’intero complesso. Proprio per questo avere realizzato un nuovo edificio, traduco quel designers con progetti.
Siamo davanti a caffè rarissimi, che non possono essere lavorati come tutti quelli che li hanno preceduti. E’ come se l’alta qualità Lavazza avesse fatto un balzo all’insù netto, davvero difficile da immaginarsi fuori dalla stanza dei bottini della ditta, previsto così straordinario fin dalla scelta delle tipologie da portare a casa
Penso a quei vini da leggenda che ogni chicco è raccolto a mano, magari con i guanti per essere portati in cantina in cassette imbottite di ovatta. Pensate a un’esperienza unica, che uno vive sperando di avere l’opportunità chissà quando di una seconda. Difficile pensarlo per un espresso. Questo investimento Lavazza non ha pari e poi, mentalmente non siamo abituati ad associare alla tazzina il concetto di esclusività. Ancora meno ci immaginiamo una fabbrica esperienziale che, tra l’altro, non sembra affatto tale. C’è l’ordine e la pulizia e la praticità di un moderno museo d’arte. Gli spazi dedicati alla produzione, arrivano dopo un percorso in locali dove il ciclo del caffè viene spiegato fin nei dettagli più minimi,
Sotto il cappello del 1895 Coffee Designers ora come ora ritroviamo sette specialty coffee, quattro singole origini, Cafuné dal Brasile, Encantado dalla Colombia, Kilele dal Kenya e Opera Prima dallo Yemen, quest’ultimo raccontato con immagini così vive da restare impresse nella memoria come non potevi immaginarti. Poi tre blend ovvero Petal Storm, Hypnotic Fruit e Cocoa Rebel. Se sette vi sembra una buona scelta come numero, e lo è, sappiate che i selezionatori della casa torinese ne hanno scartati 243, anch’essi rari e pregiati.
Piantagione di caffè nello Yemen, foto ricevuta grazie a QIMA COFFEE
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nato a Milano nel marzo 1955, al Giornale per 31 anni dividendosi tra sport e gastronomia, è ideatore e curatore dal 2004 di Identità Golose. blog www.paolomarchi.it instagram instagram.com/oloapmarchi
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