02-05-2019

Orgoglio Ligure: la cena a Identità Milano per il Comitato Ponte Morandi

Franco Ravera, Presidente dell’associazione degli sfollati del 14 agosto: «Facciamo ancora parte di quel territorio»

Franco Ravera, Presidente del Comitato

Franco Ravera, Presidente del Comitato "Quelli del ponte Morandi" e della neonata, omonima, associazione. Lunedì 13 maggio presso Identità Golose Milano dedicheremo al Comitato una cena speciale di raccolta fondi: in cucina gli chef Marco Visciola de Il Marin e Giorgio Servetto del Nove. Per prenotare la cena speciale Orgoglio Ligureclicca qui

Lunedì 13 maggio nell’Hub di Identità Golose Milano si terrà una cena a cui teniamo moltissimo: avrà per titolo “Orgoglio Ligure” e il suo ricavato, coperti i costi, sarà interamente offerto al comitato “Quelli del ponte Morandi”, che rappresenta gli oltre 600 sfollati dopo la tragedia del crollo avvenuto lo scorso 14 agosto. Unico orario di prenotazione alle ore 19,30; sarà richiesto il pagamento anticipato al momento della prenotazione. 

A cucinare per questa occasione importante ci saranno due chef liguri: Marco Visciola, del ristorante gastronomico Il Marin all’interno dello store genovese di Eataly, e Giorgio Servetto, che guida la cucina del ristorante Nove, ospitato nella meravigliosa Villa della Pergola di Alassio. Il menu sarà composto da sei portate e verrà proposto a 200 euro, vini inclusi (clicca qui per prenotare).

In questo articolo di Carlo Passera trovate il racconto della genesi di questa iniziativa, pensata da Francesca Ricci, manager del Nove di Servetto, insieme a Paolo Marchi, oltre che la presentazione dei piatti che saranno cucinati il prossimo 13 maggio. Oggi ci teniamo invece a dare spazio e voce a Franco Ravera, presidente del Comitato "Quelli del ponte Morandi" e anche dell'omonima Associazione. Riportiamo di seguito le sue parole, che abbiamo raccolto con l'idea di lasciare che fosse il suo racconto a permetterci di comprendere il lavoro che lui, e tutto il Comitato, stanno portando avanti, dopo quel terribile 14 agosto 2018. 

Ravera davanti ai gazebo che per diversi mesi sono stati un punto di riferimento per gli sfollati

Ravera davanti ai gazebo che per diversi mesi sono stati un punto di riferimento per gli sfollati

«Un Comitato esisteva già da diversi anni prima del crollo: nel 2008 abbiamo costituito questo organo rappresentativo degli abitanti di via Porro, e l'organo direttivo così come la mia carica fu eletto con la partecipazione di circa 800 cittadini. Quando c’è stato il crollo siamo stati presi alla sprovvista come tutti. Però è giusto ricordare che solo il mese prima eravamo andati in Consiglio Comunale a porre ad Autostrade dei quesiti su quel ponte, ricevendo ampie rassicurazioni.

Come Comitato però c’eravamo: prima eravamo i rappresentanti degli abitanti di via Porro, poi è stato naturale per noi diventare il Comitato Sfollati, dato che le persone coinvolte dal crollo collimavano quasi perfettamente con i nostri rappresentati. Inoltre, volendo essere inclusivi al massimo, abbiamo deciso di rappresentare anche gli abitanti di altri palazzi circostanti e coinvolti dal crollo; per un periodo abbiamo rappresentato anche i cosiddetti interferiti dal cantiere, che poi si sono riuniti in un comitato indipendente. 

Fin dall'inizio, da quando abbiamo tenuto la prima assemblea pubblica nei giorni subito successivi all'evento, intorno al 20 o 21 di agosto, ci siamo posti, pur conoscendo le mille difficoltà, due obiettivi fondamentali. Il primo, il più urgente e umano, era avere la possibilità di rientrare nelle nostre case, a prendere quello che avevamo lasciato. Eravamo usciti al mattino con l'illusione che al pomeriggio saremmo rientrati. Invece ci siamo trovati così come eravamo vestiti, siamo rientrati dopo due mesi nelle nostre case. L'altro obiettivo era un equo, giusto, indennizzo, già immaginandoci che le nostre vecchie case lì non sarebbero rimaste, a fronte di un ponte che stava per crollare o che comunque sarebbe stato ricostruito. 

Racconta di queste fotografie Franco Ravera: «Mia moglie ha fotografato me e mio figlio all’uscita dalla prima visita in casa dopo il crollo. E mi diceva "com’eri contento". Lo ero perché avevo salvato due pesci rossi che pensavo fossero morti. Dovete sapere che subito dopo l’evento ci è stata data la possibilità di entrare nella nostra casa per 5, 10 minuti. Era il 16 agosto, tra l’altro il mio compleanno, e ho chiesto ai Vigili del Fuoco se potevo portarmi via il mio acquario. Mi hanno risposto "ma no, viene con calma nei prossimi giorni". Il primo giorno in cui sono potuto rientrare per prenderlo era il 22 ottobre. Pensavo di trovarli morti, invece erano solo magri, ma c’erano. E’ una fotografia che mi mette ancora allegria»

Racconta di queste fotografie Franco Ravera: «Mia moglie ha fotografato me e mio figlio all’uscita dalla prima visita in casa dopo il crollo. E mi diceva "com’eri contento". Lo ero perché avevo salvato due pesci rossi che pensavo fossero morti. Dovete sapere che subito dopo l’evento ci è stata data la possibilità di entrare nella nostra casa per 5, 10 minuti. Era il 16 agosto, tra l’altro il mio compleanno, e ho chiesto ai Vigili del Fuoco se potevo portarmi via il mio acquario. Mi hanno risposto "ma no, viene con calma nei prossimi giorni". Il primo giorno in cui sono potuto rientrare per prenderlo era il 22 ottobre. Pensavo di trovarli morti, invece erano solo magri, ma c’erano. E’ una fotografia che mi mette ancora allegria»

Oggi possiamo dire che questo percorso si è più o meno realizzato, con reciproca soddisfazione, nostra e delle istituzioni pubbliche, che in qualche misura hanno legittimato con un decreto determinati importi da destinare agli sfollati. Il problema è che questa parte prettamente economica va a monetizzare in parte il mattone abbandonato, ma non va monetizzare il disagio, la memoria, i ricordi. Non va a monetizzare la non-scelta. Perché noi non abbiamo avuto una scelta: noi abbiamo dovuto lasciare i luoghi in cui eravamo nati e cresciuti. Lo sa, io quello che volevo per la mia vita era rimanere in quel palazzo, come tanti di noi, perché lì c'era la mia vita, il mio vicino di casa, il mio parcheggio, la mia consuetudine di ogni giorno. Di fatto quella tragedia ci ha sbaragliato e ci ha distribuiti in tutta Genova. Quindi adesso mi trovo, così come altre 259 famiglie, a dovermi ricostruire una vita comunitaria in un altro ambiente. 

Anche per questo, mentre il Comitato "Quelli del Ponte Moranti" si scioglierà ad agosto di quest'anno, abbiamo creato una Associazione con lo stesso nome, che ha degli scopi in parte diversi, culturali, solidali e di aggregazione. 

I fondi che riceviamo vengono utilizzati anche tenendo conto dei vincoli che ci vengono posti dai donanti, siamo sempre molto disponibili in questo senso. Inizialmente, come era giusto fare, nel corso dei mesi abbiamo distribuito in maniera egualitaria molti di questi fondi a tutti gli sfollati. Poi abbiamo anche fatto operazioni diverse, ovviamente sempre concordandole tra tutti noi, come un contributo di €40000 per comprare un'ambulanza: per noi l'idea di avere un'ambulanza in Valpolcevera era una forma di restituzione, in cambio dell'impegno dell'assistenza che abbiamo ricevuto. Oppure abbiamo fatto a nome del Comitato una donazione a favore delle vittime delle forze dei Vigili del Fuoco. Oppure abbiamo sostenuto delle iniziative sportive, abbiamo sostenuto opere tangibili come la realizzazione di nuovi impianti sportivi di quartiere.

Una mappa che mostra dove sono state trasferite le famiglie degli sfollati

Una mappa che mostra dove sono state trasferite le famiglie degli sfollati

Gli ex-sfollati si sono uniti quasi in toto alla nuova Associazione: al nostro lavoro diamo e daremo un senso più di distribuzione alla collettività, non di una distribuzione al nostro interno. Ad esempio speriamo di riuscire, per il prossimo 14 agosto, a fare una mostra fotografica in un luogo simbolo per noi che è il Chiostro della Certosa. Ognuno di noi, in quei momenti terribili, aveva a portata di mano uno smartphone e ha scattato delle fotografie. Che vorremo selezionare e mettere in mostra in questo Chiostro del 1500, sotto i portici. In questo caso ad esempio speriamo di trovare uno sponsor che ci garantisca l'allestimento, in modo da poter anche raccogliere delle offerte da devolvere alla chiesa, dove sarebbe necessario un intervento di restauro al bellissimo ciottolato in stile genovese. Questo è ciò che abbiamo in mente per il nostro futuro: interventi e azioni di restituzione, iniziative di incontro e di comunità in un territorio di cui facevamo parte e di cui facciamo ancora parte». 

Come Identità Golose siamo fieri e felici di poter sostenere questo lavoro importantissimo, che ha l'obiettivo di ricostruire tessuti sociali che si sono inevitabilmente strappati dopo il crollo del 14 agosto 2018. E di poterlo fare offrendo un momento di comunità e di convivialità. Speriamo davvero che sarete in tanti a scegliere di essere con noi in via Romagnosi 3 il 13 maggio. Il menu - firmato da Marco Visciola, del ristorante gastronomico Il Marin all’interno dello store genovese di Eataly, e Giorgio Servetto, del ristorante Nove presso Villa della Pergola ad Alassio - sarà composto da sei portate e verrà proposto a 200 euro, vini inclusi: clicca qui per prenotare e partecipare.


Primo piano

Gli appuntamenti da non perdere e tutto ciò che è attuale nel pianeta gola

a cura di

Niccolò Vecchia

Giornalista milanese. A 8 anni gli hanno regalato un disco di Springsteen e non si è più ripreso. Musica e gastronomia sono le sue passioni. Fa parte della redazione di Identità Golose dal 2014, dal 1997 è voce di Radio Popolare 
Instagram: @NiccoloVecchia

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