14-01-2016

Royal, il lusso a Courmayeur

Dal 1854 è l'hotel da sogno sotto il Bianco. La novità è una cena stellata in una torre millenaria

Un particolare del ristorante, rigorosamente per d

Un particolare del ristorante, rigorosamente per due commensali, all'interno della torre millaneraia da poco restaurata accanto al Grand Hotel Royal e Golf a Courmayeur alle pendici del massiccio del Monte Bianco. La prima citazione storica risale al 1300, ma di certo tutto poggia su fondamenta risalenti all'epoca romana. Questo coccolosissimo angolino viene scelto da chi ha intenzione di chiedere il suo amore in sposa. Prezzo fisso della cena, senza vini, 1000 euro

Chissà poi perché, ma le stazioni invernali che ho frequentato di più per piacere mio o dei mie genitori, da ragazzo non ero certo io che decidevo dove andare, mare o monti che fossero, iniziano tutte per C. Caspoggio in Valtellina era la base degli allenamenti agonistici, i miei molto rilassati. Cervinia mi faceva invece sognare per via del Kilometro Lanciato, che ovviamente lasciavo agli altri. Campiglio in Trentino era sinonimo di alpinismo e di agonismo, e infatti l’avrei frequentata soprattutto per lavoro sulla scia della 3Tre. Cortina è tutto, lembo estremo di Veneto prima di Alto Adige e Austria. Infine Courmayeur in Valle d’Aosta, dove sono appena tornato grazie alla Mountain Gourmet Ski Experience promossa da Heston Blumenthal, qui un primo servizio e qui un secondo.

Courmayeur per diletto vuole dire pochi anni ma a cavallo tra i Cinquanta e i Sessanta, un periodo di quelli che non ti scordi perché quando hai appena iniziato a camminare nella vita ti nutri di tutto. Successe che mio padre Rolly, trentino di nascita e cortinese di adozione, amico di tutti a tutte le latitudini, venne coinvolto dal conte Titta Gilberti in più cose, comprese le pr del Traforo del Monte Bianco. I lavori iniziarono nel 1957 per concludersi otto anni dopo. A casa riecheggiavano i nomi di Gigi Panei e di Leo Garin, alpinista e maestro di sci il primo, ucciso da una valanga appena 52enne nel 1967, ristoratore (La Maison de Fillipo, impossibile non conoscerla) e albergatore il secondo grazie all’Auberge de La Maison, ora affidato alla figlia Alessandra. Poi l’epopea del Club dei 100 all’ora riservato a chi, sci ai piedi, superava un muro che faceva tremare le gambe. Lo pensarono nel 1959 in tre, Panei, Gilberti e Marchi, che ormai sciano e scalano in paradiso.

Il conte Titta era anche proprietario del 5 stelle Grand Hotel Royal e Golf, nonché di una seconda struttura in frazione Planpincieux. Così papà chiese e ottenne di essere ricompensato per il lavoro con la società del traforo con lunghi soggiorni per tutta la famiglia al Royal d’inverno e a Planpincieux in estate. Genialata. Non si entrava al Royal come in una qualsiasi pensione Edelweiss. Costruito nel 1854, è sempre stato meta di una clientela alta. Io mi sentivo a disagio. Non potevi correre, non potevi giocare con i cuscini del salone, soprattutto non potevi cenare nella sala principale, tra l’altro disegnata da Giò Ponti e splendida tuttora con quel soffitto a onda e le vetrate verso le vette.

Se eri ultra minorenne venivi dirottato in una saletta sorvegliata dalle tate. Odio totale, mi veniva controllato il cibo perché papà sognava figli campioni, quando avevo un concetto completamente diverso di forma, lui atletica e io di formaggio. E poi veniva servito un prosciutto cotto dal gusto asciutto, lo detestavo. La rivincita quando nella sala delle feste organizzavano la tombola, allora noi ragazzini potevamo alzare la voce e sbracciarci. Una sera venne invitato a estrarre il primo numero il presidente della repubblica Giovanni Gronchi, un tipo diversamente simpatico. Al primo bamboccio a tiro venne chiesto chi comandasse in Italia e il bocia risposte con enfasi: «Il re!». Scese il gelo.

Il Royal, telefono +39.0165.831611, oggi ha sempre 5 stelle lusso e dal 2010 una nuova proprietà, impersonata da Sergio Barathier, che non si fa mancare le idee per far scordare la decennale gestione del Ventaglio. Il Petit Royal vede ad esempio brillare la stella Michelin di Maura Gosio, mentre è ormai una certezza la torre millenaria esterna all’hotel, tornava a nuova piena vita. Lì l’aperitivo è nel segno di Krug (350 euro a bottiglia) e la cena è rigorosamente per due, costo 1000 euro vini a parte, con la Gosio a competa disposizione degli ospiti. Finito il servizio, la chef saluta, lascia la chiave e se ne va. Esaurita ogni forma di coccole, la torre ha più piani e tante soluzioni tubanti, se ne andranno anche i clienti, tre del mattino o l’alba poco importa visto il conto.

Maura Gosio, chef del Royal, con Heston Blumenthal, fantasmagorico chef inglese che adora Courmayeur

Maura Gosio, chef del Royal, con Heston Blumenthal, fantasmagorico chef inglese che adora Courmayeur

Direttore è Claudio Coriasco; vicedirettore e pubbliche relazioni Francoise Pennacchioli, spettacolare e simpatica; Veronica Revel Chion è l’event manager; maestro di sci un ex agonista, Didier Lacroix. Sei piani, l’ultimo non è stato ancora ristrutturato, le camere costano la metà, quindi attorno ai 300 euro ma dipende dal momento, alto o basso? Sono destinate a autisti, dame di compagnia, babysitter piuttosto che clienti nei momenti di tutto esaurito come capodanno. I servizi restano identici a chi alloggia. Resta il fatto che in un attimo passi dal lusso all’essenziale e potrebbe suonare come un voglio ma non posso se uno sa che la tua stanza inizia per 6.


Hôtellerie

Radiografia, notizie e curiosità sugli hotel e le locande più importanti in Italia e nel mondo.

a cura di

Paolo Marchi

nato a Milano nel marzo 1955, al Giornale per 31 anni dividendosi tra sport e gastronomia, è ideatore e curatore dal 2004 di Identità Golose.
blog www.paolomarchi.it
instagram instagram.com/oloapmarchi

Consulta tutti gli articoli dell'autore