20-10-2012

Lo champagne in tazzina

Si chiama Darjeeling, viene dall'India ed è il più pregiato dei tè. Due cose che forse non sapete

Piantagioni di tè Darjeeling nel Bengala Occident

Piantagioni di tè Darjeeling nel Bengala Occidentale, India. Considerato il più pregiato dei tè neri, è oggetto di grande attesa nei 3 principali periodi in cui è raccolto: tra marzo e aprile, maggio e giugno e in autunno (foto All about India)

Oggi parliamo del cosiddetto "champagne dei tè", il Darjeeling, tè che prende il nome dalla regione indiana in cui è prodotto, foglie il cui aroma varia in base alla stagione di raccolta. Quello che arriva dall’India ad aprile è infatti il primo di 3 importanti raccolti che tutti gli appassionati attendono con ansia, il cosiddetto first flush. Il tè viene messo sotto vuoto direttamente nell’azienda di produzione così da arrivare a noi freschissimo via aerea, senza subire i danni di un lungo viaggio o di uno sbalzo di temperatura troppo intenso.

Si tratta di un tè nero fermentato, anche se oggi si possono traviare in commercio Darjeeling verdi o bianchi. E' amatissimo per il suo incomparabile profumo di mandorle fresche o di uva moscato. Il first flush avviene in primavera (marzo e aprile); la seconda raccolta (second flush) tra maggio e giugno. Esiste una terza raccolta in autunno (third flush) che, seppur meno attesa dagli intenditori, è perfetta per chi desidera iniziare il percorso di conoscenza di questo tè.

La principale differenza tra un tè verde e un tè nero dipende certamente dalla lavorazione a cui viene sottoposta la foglia dopo il raccolto ma, come accade per un buon vino, il terroir ha un ruolo molto importante nello sviluppo degli aromi: l’altitudine caratterizza la complessità del bouquet, il terreno in cui le radici hanno messo dimora ne determina il carattere, i monsoni che passano sui giovani germogli rendono più o meno incisivo il liquore.

Ogni regione ha le sue caratteristiche specifiche, così lo stesso tè può produrre differenti aromi che dipendono dalle condizioni in cui è cresciuto. La pianta cerca di adeguarsi progressivamente al terroir creando sostanze che producono differenti aromi in tazza. È solo l’esperienza del coltivatore che sa creare questo magico mix che rende alcuni tè cosi magnifici e costosi.

Un buon Darjeeling andrebbe bevuto in purezza senza latte, limone o zucchero. Se il liquore appare troppo acerbo si sceglierà un terzo raccolto o un giardino più dolce. È facile innamorarsi di un Darjeeling ma, mi raccomando, comprate sempre un giardino specifico e mai un blend. Solo così avrete modo di riconoscere caratteristiche e tonalità di ogni produttore come si fa con un buon vino. Darjeeling è una garanzia se si sa scegliere con cura.


Pensa Tè

L'universo della bevanda da infusione più diffusa e le sue molteplici applicazioni, anche in cucina

a cura di

Francesca Natali

tea stylist, studia le tradizioni del rito del tè nel mondo, le assapora, le elabora e le documenta nel suo sito internet

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