Ore 12.30 di un lunedì a Brescia, fuori è freddo e umido. Livia Consolo, coordinatrice dei progetti sostenibilità ambientale di East Lombardy, mi ha dato appuntamento alla Scuola primaria statale Arici Valdadige, a pochi km dal centro cittadino, nel cuore della Lombardia Orientale. Vuole mostrarmi un istituto speciale, non tanto per il programma di studio, quanto perché qui lo spreco zero è realtà.
Il cielo è grigio, ma nell’edificio domina il colore, con i disegni dei bambini alle pareti; si percepisce un leggero brusio, c’è fermento, mancano ormai pochi minuti all’ora del pranzo. Al suono della campanella l’intera scuola si risveglia e i bambini si riversano nei corridoi dove vengono accompagnati dalle maestre nella sala della mensa. Le maestre aiutano i bambini a servirsi e controllano che non succedano disastri.
Oggi il menu prevede una piccola porzione di maccheroni con ragù di ortaggi, cotoletta e verdure saltate, oltre a una mela. Alla fine del pasto i bambini si mettono in fila, ognuno con il proprio vassoio e suddividono i propri avanzi in contenitori dedicati. Ce n’è uno apposta per gli alimenti proteici, oggi tocca alla cotoletta, uno per i carboidrati che presto si riempie con gli avanzi di pasta e verdure, ce n’è anche uno per gli scarti di frutta e dolce in cui finiscono torsoli e mele lasciate a metà.

Tra poche ore saranno ritirati dai volontari di canili e gattili della città che li useranno per l’alimentazione di cani e gatti senza una casa. Le maestre, nel frattempo, hanno recuperato dai vassoi le mele ancora integre che non sono state consumate, «stiamo riscontrando in sempre più bambini l’abitudine a non fare colazione a casa - mi racconta
Livia - La frutta che non hanno mangiato oggi, la recuperiamo per offrirla domani mattina in aula a tutti quelli che arriveranno a digiuno».
Questa, infatti, è una tendenza in crescita soprattutto in quelle scuole con il più alto tasso d’immigrati. Bambini per cui spesso il pasto consumato a scuola è l’unico della giornata e quel frutto diventa un nutrimento prezioso per non passare troppe ore a digiuno. «Cerchiamo di educare non solo i bambini ma anche i loro genitori sull’importanza della colazione così come di pasti regolari e bilanciati e aiutiamo chi ha bisogno grazie anche al sostegno delle associazioni locali. L’integrazione è un tema che ci tocca tutti da vicino e l’educazione dei bambini è fondamentale in questo processo».
In cucina, intanto, si riordina e si mette da parte il cibo che non è stato porzionato né servito, e si dispone in contenitori per alimenti. Oggi sono avanzate una decina di porzioni di tutte le portate: circa 10 piatti di pasta, 10 secondi, 10 contorni, che tra poco verranno ritirati dalla
Cooperativa Sociale Cauto per consegnarli all’associazione “Aiuto per l’ultimo” che li distribuirà a persone in difficoltà nel territorio bresciano.
Alla fine del servizio nulla sarà stato sprecato, tutto ridistribuito in modo che ogni alimento non diventi mai rifiuto ma vada a sfamare chi ne ha più bisogno. Questa è una delle tante scuole, aziende e associazioni che
Livia Consolo, insieme a
Roberta Garibaldi, direttore scientifico del progetto
East Lombardy, Regione Europea della Gastronomia 2017, ha selezionato come punto di partenza del progetto.
«Desideriamo e faremo di tutto perché
East Lombardy non sia solo un’occasione per valorizzare le eccellenze enogastronomiche della Lombardia Orientale ma anche per raccontare e replicare le migliori pratiche sostenibili e stimolare in tutti gli operatori della filiera, dalle aziende, agli chef, dalle scuole ai consumatori il cambiamento per un migliore utilizzo delle risorse naturali e la riduzione degli sprechi», mi racconta
Roberta Garibaldi.
Sono qui perché la partecipazione al
Comitato Food, nel quale mi onoro di far parte accanto a figure di grande spessore professionale come
Paolo Marchi,
Andrea Grignaffini,
Davide Rampello e
Claudio Sadler, mi darà la possibilità di dare un contributo concreto, in qualità di Ambassador per la sostenibilità e per progetti di educazione e cultura, lotta allo spreco e filiera sostenibile, per far sì che storie come quelle della scuola Arici Valdadige non restino isolate, ma diventino buone pratiche da copiare e migliorare sempre di più.
Perché ci sia vera sostenibilità ambientale infine non si può prescindere dalla filiera del cibo e del vino, già protagonista di buone pratiche, ma che quest’anno sarà stimolata a diventare fucina di progetti innovativi con l’obiettivo dell’eccellenza così come di ridurre la pressione ambientale sul territorio con benefici per tutti.