Corrado Sanelli
Melanzane alla Parmigianadi Andrea Berton
In cantina 20 anni di Triple A, il progetto ideato da Luca Gargano, presidente Velier
Villa Maiella via Sette Dolori, 30 Guardiagrele (Chieti) T. +39.0871.809319 info@villamaiella.it
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Peppino e Angela Tinari sono come quegli straordinari artigiani del ferro che si trovano ancora in questi angoli dell’Abruzzo: hanno forgiato la loro cucina fra i venti freddi che scendono dalla montagna e con la volontà di chi sa che con l’impegno e il talento si possono ottenere i risultati. Sono i titolari di Villa Maiella, uno dei più suggestivi luoghi d’ospitalità d’Abruzzo. Due persone che amano la loro terra e che hanno deciso di portare ai massimi livelli la cucina di quelle parti senza abbandonare una terra tanto amata. Il loro ristorante è infatti situato a Guardiagrele, all’interno del Parco nazionale della Maiella. Un posto che sarebbe piaciuto a Thoreaux. Le eccellenze culinarie frutto della fatica di questi due esploratori dei ricordi made in Abruzzo derivano la loro qualità da molti elementi distinti: i prodotti della montagna, la vicinanza dell’Adriatico, il grande patrimonio di vigne e ulivi delle colline. Senza scordare quel patrimonio dei fiori che tanto rendono famosa la zona. Non può mancare nella loro opera quotidiana una componente creativa che da una parte è frutto dell’avvicinamento a un bacino di pubblico più ampio e dall’altro è un necessario alleggerimento (ma anche ammodernamento) delle linee di cucina del passato. Peppino Tinari deve molto al suo maestro fra i fornelli, quel Giovanni Spaventa che diede il meglio di sè all’Hotel Cipriani di Venezia per oltre trent’anni. Ma il segreto di Peppino non è solo una formazione autorevole, bensì anche la paziente costruzione di una brigata di cucina rodata ed efficace. E che comprende anche i genitori dello chef. Il punto di partenza è, neanche a dirlo, l’accurata selezione delle materie prime. Farro, legumi, ortaggi e verdure ricercati tra i piccoli produttori delle campagne, carni bianche, agnello e cacciagione di alta qualità, tartufi d’Abruzzo, poco noti ma non per questo inferiori ai fratelli più famosi. La conoscenza approfondita di ogni tradizione ha portato i Tinari a innovazioni con le radici nelle profondità del loro territorio. Così piatti come la Trota del Tirino allo zafferano diventano espressione di una ricerca che è in realtà non ricerca, un rinnovare che è più che altro un guardare indietro. O meglio, guardarsi attorno. Semplice come respirare l’aria incontaminata della Maiella. Incontaminata, in questo caso, da mode e inquinamenti “stranieri”. Un esempio che cercano di seguire fedeli i figli Arcangelo e Pascal, seconda generazione di cucina e sala.
Umbra di Perugia con residenza a Bologna, è giornalista e scrittrice di cucina. Tra i numeri volumi tradotti e curati, spicca "6, autoritratto della Cucina Italiana d’Avanguardia" per Cucina & Vini