Il risveglio dei sensi come obiettivo di un ristorante, partendo dagli aromi di una pianta, il geranio. Sin dalla sua apertura è stata questa la missione, centrata, di uno dei luoghi che, quando si tratta di mettere le gambe sotto a un tavolo, ha sempre avvicinato e di molto un ideale di perfezione e di eleganza.
Geranium a Copenhagen - con i suoi storici protagonisti, il cuoco Rasmus Kofoed e il restaurant manager Søren Ledet non perde un colpo e, se possibile, tende a migliorarsi e ad azzerare le imperfezioni. Con la certezza incrollabile di menu stagionali ormai collaudati, che vivono di leggere, eppur palpabili, modifiche dettate dall'estro del momento e dalla reperibilità. Come accade per molti dei classici imperdibili, dai razor clam, magica illusione e riproduzione del guscio di un cannolicchio, "dipinto" con alghe e polvere di carbone, alle finte pietre all'aneto con sgombro e rafano. Due signature presenti con regolarità nel persorso degustazione del ristorante, dove è difficile incappare in passi palsi, anche se si osservano con attenzione i movimenti della sala e la regolarità del servizio.
Il ristorante presenta una cucina a vista dove meccanicamente e in religioso silenzio si muovono Rasmus e i cuochi della brigata che, transitando dal backstage dove si trova anche la mitica test kitchen nella quale nascono tutti i piatti, quasi in punta di piedi appaiono miracolosamente alla vista dei clienti. Una curiosità, Geranium si trova all'interno dello stadio del football club Copenhagen e dalle cucine si spia ciò che accade nel campo di gioco.
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giornalista per riviste di turismo ed enogastronomia italiana, ama le diverse realtà della cucina internazionale e viaggiare