Lagune e golene, ponti, barche, campi coltivati a perdita d’occhio e uno stradone che sembra non finire mai, nel Parco del Delta del Po, che ospita uno dei ristoranti più classici e amati d’Italia, che appare all’improvviso dietro un curvone, tra un argine e l’altro: è la Capanna di Eraclio. Esiste dal 1922, quando venne costruita da Luigi Soncini, pescatore e padre di Eraclio, i cui figli Maria Grazia e Pierluigi si dividono tra cucina e sala da ormai tanti anni. Con loro c’è Nicolò Soncini, figlio di Pierluigi e rappresentante della quarta generazione.
La caratteristica saliente di questo luogo, va detto, è la costanza nel trattare un certo tipo di materia prima (pesce e selvaggina), convogliata in piatti eterni, come la Grancevola al vapore con la mitica maionese montata a mano, il Branzino fritto intero, i Capelli d’angelo conditi in vari modi, le Seppioline del Redentore, le Moeche e l’Anguilla, oltre che le carni selvatiche, come il Germano. Le cotture sono tradizionali e amorevoli, perché solo così si può trasmettere l’essenza di un rifugio unico, sospeso nel tempo, dove si mescolano storie di persone e ingredienti, con la regia della famiglia Soncini, da più di 102 anni.
piacentino, classe 1988, ingegnere&ferroviere. Mosso da una curiosità gastronomica continua, ama definirsi “cultore delle cose buone”, essendo cresciuto in una famiglia dove si faceva tutto “in casa”. Crede fermamente nella buona tavola come creatrice di legami, ricordi ed emozioni vive. Instagram @lucafarina88
Tavoli all’aperto
piacentino, classe 1988, ingegnere&ferroviere. Mosso da una curiosità gastronomica continua, ama definirsi “cultore delle cose buone”, essendo cresciuto in una famiglia dove si faceva tutto “in casa”. Crede fermamente nella buona tavola come creatrice di legami, ricordi ed emozioni vive. Instagram @lucafarina88