Da un ristorante fine dining non te l'aspetti. Invece sì: per accedere a questo locale bisogna salire al sedicesimo piano tramite un montacarichi industriale. Una volta lì però la vista sull'Empire State Building e l'ambiente minimal-orientale, per non parlare del menu, vi faranno ricredere su ogni pregiudizio, sia sui montacarichi sia sulla cucina coreana.
Lo chef Shin Chang-ho proviene da Seul: dopo aver chiuso la sua insegna bistellata finito il periodo Covid, ha deciso di tentare coraggiosamente la sorte proprio qui, sfidando la Grande Mela in casa. Obiettivo dichiarato, far conoscere a Manhattan la vera Hansik (cucina coreana) usando Jeonseong (cuore e anima).
A giudicare dalla prima stella già guadagnata, obettivo centrato: tutto merito di ricette e ingredienti genuini, pensati e preparati appunto con amore, ma anche di gusti e presentazioni inusuali e intriganti: vedi il Jat Jeup Chae (Aragosta, pera coreana e cetriolo), il Del Gi Reum (Geoduck a cubetti con gamberi maculati e uovo di quaglia), il Calamaro di Lesson con riccio e alghe in brodo di zucca affumicata, la Tartare di manzo coreano in salsa di Taro (tubero asiatico). Complimenti.
curioso e instancabile cittadino del mondo, come critico/giornalista prima di musica e poi di enogastronomia (La Stampa, Panorama, L'Espresso, Guida ai Ristoranti L'Espresso). Si diverte ad abbinare il giusto sound a vini, piatti, cantine, spa, hotel, nei panni di music designer e sound sommelier (psmusicdesign.it).
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curioso e instancabile cittadino del mondo, come critico/giornalista prima di musica e poi di enogastronomia (La Stampa, Panorama, L'Espresso, Guida ai Ristoranti L'Espresso). Si diverte ad abbinare il giusto sound a vini, piatti, cantine, spa, hotel, nei panni di music designer e sound sommelier (psmusicdesign.it).