Il nome singolare di questa fresca apertura milanese deriva dall’omonimo romanzo di Raymond Queneau, ma qui tutto si compone tranne che esilaranti esercizi di stile. Francesca Lecchi (la cuoca), Elisa Maccioni e Daniele Canonico (cucina e sala) sono 3 soci sulla trentina ma già con esperienze importanti e una serissima voglia di fare. La riversano in un locale zona Dateo, una mono-vetrina che si sviluppa per il lungo, con pochi gradini che in fondo conducono a un grazioso cortile interno, strategico nella bella stagione.
Farinata, peperoni, salsa olandese e portulaca, Lumache trifolate, rucola e cipolline, Cotoletta in carpione, limoni e sedano: la cucina ha indubitabili radici italiane, soprattutto nel pensiero che è meglio dedicare del tempo a fare piatti buoni prima che belli. Nel piatto plana un’anarchia solo apparente perché la ragazza ha una mano che taglia i sapori con geometria e saggezza e i vini (alla mescita o in bottiglia) hanno sempre il loro perché d’accostamento. Ricordatevi di controllare i piatti del giorno, scritti sugli specchi appesi al muro: a noi sono capitati dei cannolicchi gratinati da sballo (tutto anche in mezze porzioni).
laurea in Filosofia, coordina i contenuti della Guida ai Ristoranti di Identità Golose, collabora con varie testate e tiene lezioni di gastronomia presso scuole e università. Instagram @gabrielezanatt
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Tavoli all’aperto
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laurea in Filosofia, coordina i contenuti della Guida ai Ristoranti di Identità Golose, collabora con varie testate e tiene lezioni di gastronomia presso scuole e università. Instagram @gabrielezanatt