Amiamo catalogare sempre persone, ristoranti, cucine. Ma con Atsushi Tanaka non è possibile. È cucina giapponese? Non proprio. Francese contemporanea? No. Nordica? No. Tutte e tre assieme o nessuna delle tre? Perché Atsushi ha uno stile tutto suo. Estetica impeccabile, impiattamenti delicati, con un’ampia gamma di colori. Le sfumature tenui di rosa dell’aragosta e fichi, il caratteristico grigio del dessert pesca e calendula, le tonalità profonde del verde che emergono nel calamaro e fiori di sambuco e la palette con la combinazione di tutti questi colori nell’iconica portata camouflage, l'ultima versione con trota, ginepro e prezzemolo.
Ma se i colori sono tenui, i sapori sono l’esatto opposto. Decisi, profondi, intensi, basati su erbe, acetosella, ginepro e affumicature. A tratti sembra di inoltrarsi nelle selvatiche terre nordiche, dalle profonde foreste di pini alle suggestive rive marine. È una cucina pensata ed evocativa quella di Atsushi che, se così non fosse, avrebbe venduto come sue memorie d’infanzia del Giappone. O le suggestioni dei suoi viaggi. Ma Atsushi preferisce stare in cucina e lasciare libere suggestioni ai commensali.
articolo a cura degli autori di Identità Golose
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