Le Gallerie d’Italia non sono solo un museo che merita una visita, ma l’indirizzo che ha portato in centro a Napoli la ristorazione contemporanea grazie a Giuseppe Iannotti - uno dei pochi italiani che ha fatta sua la lezione spagnola senza plagi - e al sous chef Antonio Grazioli . Al piano terreno il bistro Luminist, aperto dalla colazione (con croissant al burro, rarità in città) alla cena con proposte di cucina campana classica perfettamente eseguite.
Per la prima volta Iannotti si confronta con la tradizione e lo fa senza contaminazioni, giù, e con un menu degustazione fine dining su, al ristorante 177 Toledo, 5° piano. Qui si parla di Napoli, di parmigiane, di ragù, di pane cafone, ma se il noto si amplifica, il divertente è l’ignoto. In puro stile Iannotti, si va a cena anche per pensare e nel menu appare una fagiana in quattro servizi, golosi come un wanton ripieno, tecnici come un Wellington o volutamente disturbanti come un filetto di crudo, appena scottato. Pollo crudo? Disgustoso? Buono, se si rompe il pregiudizio. E Iannotti alla fine ha la capacità di portarti dove non volevi e farti scoprire qualcosa di nuovo. Si finisce con lo “spasso” di dolcetti come a Natale.
giornalista, milanese, pessima cuoca. Scrive di usi&costumi, di cibo per parlare d’altro, di cose futili in modo serissimo - e viceversa. Firma de La Cucina Italiana, Vanityfair e Marie Claire Maison, lavora come curatore e consulente freelance per editori, agenzie di comunicazione e aziende
+3908119758023
Tavoli all’aperto
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