Boia De è un bistrot che sta poco sopra a Wynwood, il distretto di street art, lontano dal can can di South Beach. Arriviamo nell'anonimo parcheggio del Bravo Supermarket Plaza e fatichiamo a scorgere l’insegna. A strizzare gli occhi, c’è un piccolo neon rosa compresso tra un centro medico e una lavanderia. È un punto esclamativo che richiama il nome del ristorante: Boia De! è un’espressione tipica livornese che rafforza un concetto, tipo “eccome!”, “perbacco!”, “porco cane!”.
Il menu elenca 16 pietanze più 5 dessert. Ne ordiniamo curiosi una decina, tutti in condivisione. Il servizio ha tempi rapidi e serratissimi. Le impronte italiane prevalgono: Cozze al forno, 'nduja e limone (semplici, saporite), Rigatoni alla Nerano (buonissimi e ortodossi come in Costiera, con zucchine, pancetta e pecorino), Polenta croccante con melanzane marinate e ricotta salata (bene), Pappardelle di coniglio al rosmarino e pomodoro (non ordinati), un Tiramisu con un’inconsueta, piacevole croccantezza.
Poi ci sono anche i sincretismi: dei super-umamici, muscolari Tagliolini al nero di seppia con king crab, vin jaune, tartufo ed erbe; Carciofi baby con olandese di burro nocciola e pinoli, Costole d’agnello con yogurt e un pickle di cetriolo piccante. E un felice memento no waste, una buccia di patata fritta che si rallegra con la ciurma che trasporta: stracciatella, caviale e uovo in camicia, ora piatto bandiera di Boia De. Una cucina molto piacevole, di saporoni che sfilano in uno spartito di rigidità italiane infrante, uno schema molto americano.
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Tavoli all’aperto
laurea in Filosofia, coordina i contenuti della Guida ai Ristoranti di Identità Golose, collabora con varie testate e tiene lezioni di gastronomia presso scuole e università. Instagram @gabrielezanatt