Vito Mollica è sempre più a suo agio nel contesto inarrivabile di Palazzo Portinari Salviati, al centro di Firenze, tra affreschi e reminiscenze dantesche. Lo chef lucano non si fa intimorire e non imborghesisce troppo la sua cucina che è principalmente una faccenda di amore e passione, in questo caso solo con altri mezzi. Atto richiama non a caso un palinsesto teatrale, in cui ogni piatto svela un pezzo della trama complessiva, rendendo una cena avvicente.
La cucina di Mollica è profondamente stagionale e territoriale, nella convinzione che solo un rapporto onesto con lo spirito del luogo e del tempo possa rendere un ristorante sostenibile anche economicamente, ma nel contesto di una gestualità solenne, in rima con il luogo, e con il ricorso non infrequente a ingredienti blasonati che hanno sempre un senso espressivo. Come nel caso della Galantina di fagianella con fichi secchi, di Carmignano e salsa al Bas Armagnac Darroze e del Piccione al barbecue con uva e noci. Servizio sublime, a tratti scenografico, una cantina enciclopedica è magnificamente condotta dalla sommelier Clizia Zuin.
romano di stanza a Milano, sommelier e giornalista del quotidiano Il Giornale, racconta da anni i sapori delle città in cui vive
romano di stanza a Milano, sommelier e giornalista del quotidiano Il Giornale, racconta da anni i sapori delle città in cui vive