Tonno rosso del Giappone, tartufo nero, Wagyu A5, aragosta, caviale beluga N25… se date una sbirciata al paniere di ingredienti prima del servizio al Ynyshir, sembra l’ultimo pasto di un condannato a morte dal palato estremamente raffinato. Gareth Ward non scherza. Vuole il meglio del meglio. “Lo faccio solo una volta, per questo cerco di dare il 100%. Quando ho finito, posso dire di averlo fatto a mio modo”.
Sulla base di ciò, risulta facile inserire Ynyshir nell’elenco dei ristoranti che utilizzano materie prime pregiate per giustificare prezzo e sfarzo. Ma Ynyshir non s'inserisce tra questi. Ward è un cuoco schietto che va dritto al sodo e a cui non importano i parametri per rientrare nella Michelin. C’è un’atmosfera gioviale in cucina, i tavoli si affacciano sulla “knife action”. “Gli ingredienti guidano, gli aromi spingono, i grassi alimentano, le proteine fissano” è il loro motto. Ciò si traduce in 35 piatti e bocconi incredibilmente gustosi, ricchi di gusto, umami, sapidità, intensità. Un carosello di sapori esplosivi, ispirati soprattutto dall’Asia, Tailandia (gamberetti al curry verde), India (aragosta Satay Thaidori) o Giappone (ventresca di tonno zenzero e wasabi).
Ynyshir ha il suo costo, non solo per gli ingredienti ma anche perché è un vero e proprio spettacolo. È stato paragonato al Faviken perché sperduto, nel cuore del Galles, con tipì nel giardino rigoglioso e rivestimenti in pelliccia a dare il benvenuto una volta entrati nel rustico cottage. Ma non è il Faviken. Ha una sua storia, una sua filosofia, lascia il segno.
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Ristorante con camere
Food & wine writer slovena, lavora per la televisione nazionale e collabora con Fine Dining Lovers e Gasterea Magazine. È co-autrice del libro di Ana Ros “Sun and Rain” (Phaidon)