Cosa può trasformare un piccolo locale dell’alto Marais, apprezzato soprattutto dagli expat anglosassoni per i suoi classici cocktail, in un modello a livello internazionale capace di piazzarsi al 5° posto assoluto della World's 50Best Bars e meritare il premio per la sostenibilità? Un’idea e una squadra.
La necessità aguzza l’ingegno, in questo caso una pandemia che lascia il tempo di riflettere su come riorganizzare la catena produttiva. E siccome ci si trova in uno dei paesi più vocati all’agricoltura perché non puntare su quelle eccellenze? Nasce così Farm to glass, che tradotto in pratica significa selezionare un’ingrediente naturale intorno al quale costruire un gusto in forma liquida.
Siamo alla terza carta e certi drink sono diventati dei veri classici, la crème de la crème, ad esempio, generato infondendo il gin in parti eguali nella panna acida per 24 ore. Dalla lista che si chiama Flourish potete mietere nel vostro tumbler rabarbaro, riso, agrumi, lampone, noce, oliva, zafferano, carota, luppolo o camomilla. Oppure potete prenotare l'expérience dalle 17 alle 18, gli ingredienti variano secondo le stagioni, l’ultima gustata comprendeva shiso, grano saraceno, pomodoro blu, creme fraiche e prugna. Se siete fortunati vi riceveranno Barney O’Kane e Alex Francis che si occupano del management di questo e di altri locali come il Bonhomie nel decimo arrondissement. Probabilmente presto potrete portarvi a casa qualcuna di queste delizie in formato bottiglia.
milanese di osservanza nerazzurra, è stato responsabile cultura dei tg Mediaset prima di fondare Sei Milano, la prima tv realizzata con telecamere non professionali. Ha quindi portato in Italia il brand Lush diventandone worldwide ethical manager. Ha lanciato c6.tv e si occupa ora di investimenti sostenibili. Ha scoperto che scrivere di cocktail è un’ottima scusa per bere bene