Il quartiere? SOMA (South Beach: da non confondersi col vicino SFMOMA). L'aspetto? Eleganza minimale, fredda e raffinata, quasi zen, con la grande sala senza alcuna finestra. In compenso la cucina affaccia su strada, con libera vista sui fornelli. E poi, i camerieri tutti in bianco.
Ecco lo chef che oggi in città va per la maggiore: ambiente chic, rassicurante cucina francoasiatica magnificamente escogitata dall'ex French Laundry (corean-americano) Corey Lee, servizio esemplare, carta dei vini idem.
Il menu fa la felicità di ogni businessman giramondo, visto che pesca a piene mani da Francia e Italia, Grecia e Corea, Cina e Thailandia, Giappone e India, oltre che ovviamente USA. Un melting pot di costose (perlopiù) prelibatezze che costella i vari menu degustazione, ben combinate e ben preparate, con gusti mai esplosivi e spesso sotto traccia: si va dall'Uovo centenario cinese con spremuta di cavolo alla quaglia arrosto con asparagi e salsa XO, dall'Anguilla in cajun al Budino di tartare di manzo con polpa di riccio e granchio, dal Caviale con melone e crema di pollo alle Cosce di rana al pepe.
curioso e instancabile cittadino del mondo, come critico/giornalista prima di musica e poi di enogastronomia (La Stampa, Panorama, L'Espresso, Guida ai Ristoranti L'Espresso). Si diverte ad abbinare il giusto sound a vini, piatti, cantine, spa, hotel, nei panni di music designer e sound sommelier (psmusicdesign.it).
curioso e instancabile cittadino del mondo, come critico/giornalista prima di musica e poi di enogastronomia (La Stampa, Panorama, L'Espresso, Guida ai Ristoranti L'Espresso). Si diverte ad abbinare il giusto sound a vini, piatti, cantine, spa, hotel, nei panni di music designer e sound sommelier (psmusicdesign.it).