Nel cuore Ragusa Superiore, finora territorio inesplorato per il fine dining – che straborda a Ibla - il buon esito di queste intenzioni è stato affidato allo sguardo emancipato del giovane Luca Gulino, che dopo numerose esperienze all’estero è tornato per trovare il campo aperto di una promettente libertà di espressione.
Classe 1993, Gulino dimostra pienamente in cucina di voler partire da premesse diverse da quelle delle sue radici e ti racconta con i suoi soli piatti di aver scelto di attraversare questi anni a indagare le contaminazioni che ha incrociato, non appena per lasciarsene affascinare, ma per allenare l’intuito a riconoscerne concordanze e discordanze con l’identità del territorio che ora si trova a interpretare.
Basta l’infilata minimale ma centrata dei suoi entrée per cominciare a leggere gli indizi di un gioco di evocazioni mediterranee che da siciliane si fanno africane e da africane mediorientali, per non dimenticare che l’identità di questo spazio è antica e vasta e non smette di trasformarsi. Un crescendo di umami tra cui spicca un piatto fitma, il Bottone di latte di bufala con gambero rosso, caviale, plancton e combava, tutto giocato sull’idea di ricomporre le contraddizioni, con un brodo arricchito contemporaneamente dai crostacei, dal pollo e dalle evocazioni asiatiche eppure così familiari di un agrume raro e sottovalutato. In ultimo, cè la coccola del bar manager Lorenzo Manganaro per far venir subito voglia di ritornare.
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Ristorante con camere
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modicana, giornalista, sommelier, founder di Condire Digitale. Attraversa ogni giorno le strade del “continente Sicilia” alla ricerca di storie legate alla cultura del cibo e del vino. Perché ogni contadino merita un romanzo