A Tain-l’Hermitage, in Francia, si tiene un campionato del mondo particolare. Mette in gara le migliori realizzazioni della pâté en croûte, delizia transalpina, involucro di pasta sfoglia che racchiude un ripieno costituito quasi sempre di paté e poi abbraccia tanto altro, vi sono mille varianti. A vincere la competizione sono stati negli anni indirizzi celebri. Nel 2015 a trionfare è stato però per la prima volta un ristorante non francese, per la seconda volta a vincere uno chef non francese. Si tratta(va) di Karen Torosyan, classe 1980, nato in Georgia ma di origini armene.
Ha iniziato a cucinare, in patria, a 13 anni. Quando ne aveva 18, col disfacimento dell'Urss, la sua famiglia è immigrata a Bruxelles, in cerca di fortuna. Lui ha fatto di tutto: ha iniziato come lavapiatti, poi è andato dal fast food alla brasserie. Ora è uno spettacolo vederlo affannarsi non solo come imperatore della sua bellissima cucina a vista, ma anche in sala, protagonista ogni volta nel porzionare le sue pâtés en croûte, delle quali è uno specialista. Questo, al suo ristorante Bozar, del quale è chef e patron, stella Michelin dal 2017.
Vi fa quello che promette: una grande e perfetta cucina classica, che trova la propria apoteosi appunto nelle pâtés en croûte, sublimi, magnificenti. Alcune tipologie son sempre nel menu. I nostri assaggi: Noble pâté-croûte con maiale nero di Bigorre, foie gras d'oca e pistacchi, e Croûte granivore de pigeon, ricoperta di cereali, ripiena di piccione di Mont Royal (splendidamente cotto), fegato grasso d'oca, anguilla affumicata e jus corsé. Strepitose.
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classe 1974, giornalista professionista, si è a lungo occupato soprattutto di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa esattamente l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta sui viaggi e sulla buona tavola. Caporedattore di identitagolose.it