Nicola Fanetti da Brescia è uno dei cuochi italiani che anni fa ha scelto Copenhagen come sua destinazione lavorativa. Prima selezionando accuratamente i passaggi di crescita professionale tra Era Ora e Noma (dopo un passaggio bretone da Leveillé a Concesio) e, in seguito, camminando con le proprie gambe facendo tesoro delle esperienze vissute. Non c'è quindi da stupirsi troppo se lo stile di cucina che si incontra da sempre a Brace, il suo regno in una via del centro cittadino, mescola con spensieratezza cucina nodica e del Bel Paese in un connubio spesso affascinante e che non a caso ha reso l'indirizzo uno dei più originali in città nell'ultimo lustro.
Il recente restyling del ristorante, a distanza di 5 anni dall'inugurazione, ha dato poi nuovo sprint anche al menu che rimane ancorato ai dettami di una cucina curiosa e dall'impronta un po' glocal, che se da un lato approfitta delle buone relazioni con farmers e forager locali, dall'altro porta gusto e intuizioni tutti italiani, che in molte occasioni si spingono a ispezionare anche i sapori regionali.
Un nordic twist che vive di immediatezza al palato e fermentazioni, che passa dai croccanti Waffle con chantarelle e koji ai Cannoli al malto con zucca Hokkaido e pralinè dei semi della zucca stessa. Oppure offre solide carni in tripla veste, come nel caso dell'Anatra selvatica che passa dallo yakitori, poi dal forno e infine viene saltata in padella. Per essere servita al tavolo con una riduzione di fichi ed erbe aromatiche.
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Tavoli all'aperto
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giornalista per riviste di turismo ed enogastronomia italiana, ama le diverse realtà della cucina internazionale e viaggiare