Kappou indica le tecniche di base della cucina tradizionale giapponese, e ancora che i posti a sedere sono nello stesso spazio della cucina, mentre Ninomiya è il cognome dello chef. Messi insieme diventano un nuovo ristorante giapponese, qualche passo dietro la metro Gambara. La carta varia a seconda che sia pranzo o cena, ma i piatti da provare sono molti: si può stare su un classico Teishoku, servito con riso al vapore, zuppa di miso, assaggino del giorno, verdure sotto sale, più l'aggiunta che si desidera, e con questa box ci si è saziati: la Ninomiya gozen col pesce crudo, sashimi e sushi è ottima, come anche Kaki fried con le ostriche impanate fritte è squisita.
Un piatto di ramen sarebbe stato troppo, così abbiamo optato per il contorno, il Karaage: fritto di pollo marinato in salsa di soia e aglio, e per un Omusubi, la classica polpetta di riso ripiena che si vede in ogni manga: abbiamo assaggiato l'Okaka, ripiena di tonnetto essiccato grattuggiato. Infine come dessert abbamo scelto un bel Matcha tiramisu. Il consiglio è accaparrarsi un posticino al bancone, così da godersi lo spettacolo del sushi master che produce nigiri alla velocità della luce, un pò come tante nostre nonne imbottiscono pansotti con dita rapide, lui compone tocchetti di riso bianco con striscioline di pesce crudo con una manualità rara.
Si può pasteggiare a birra così come a Champagne, il servizio è veloce, ma puntuale, e ogni portata viene gentilmente spiegata, così da poter credere per una breve durata di essere a Oita, città natale dello chef, e non a Milano.
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articolo a cura degli autori Identità Golose