È storia non più rara quella di giovani che, a valle di un percorso di studio e formazione robusto, tornano nei luoghi dove sono nati per giocarsi la propria scommessa della vita. Contando sulla testardaggine e l’energia dell’età, ed in questo caso su un talento indiscutibile, è quello che hanno fatto ad agosto del 2020 Francesco Lorusso e Antonio Menchise, il primo in cucina il secondo in sala, a Palazzo San Gervasio, comune lucano al confine fra l’areale del Vulture e la premurgia pugliese, fuori dalle poche rotte di grande traffico della regione. Uno di quei posti che sono sempre un po’ più in là di quanto ti andrebbe di guidare per andare a cena.
La cucina di Francesco è pulizia, precisione, nitore come è raro trovare. Una cucina manifesto di una Basilicata di là da venire. Una cucina potente, dai sapori intensi, ricchi, capace di tenere costantemente un ritmo teso fra acidi e amari usati con maestria per chiudere il morso e far salivare il palato avviandolo a un nuovo boccone, a un nuovo inizio e via così. Una cucina elegante, costruita sul filo fra memoria di terra, madri, accudimento e nutrimento, ed evocazione di inciampi palatali vissuti in altro mondo, fondi, tecniche, spezie, accostamenti, estrazioni, tutto insieme tutto in fila in piatti nei quali non ci è stato dato di trovare una sbavatura.
Lorusso sposta la cucina lucana d’autore su un palcoscenico internazionale e lo fa inconsapevolmente da questi 4 tavoli in faccia alla Murgia e in fondo al Vulture mirabilmente governati dal suo alter ego Antonio. Ed è solo all’inizio.
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Tavoli all'aperto
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si occupa da trent’anni di terzo settore. Espia i suoi peccati raccontando di donne, uomini e del loro lavoro. In cucina in particolar modo, perché far da mangiare è atto d’amore o non è. Nasce italiano e meridionale, nel secolo breve. Ma è pura fortuna, non merito. Ha una moglie paziente e tre figli spettacolari, perché è fortunatissimo